(Il Romanista – G.Dell’Artri) Tredici anni, tre mesi e tre giorni dopo Zdenek Zeman torna a sedersi sulla panchina dell’Olimpico da allenatore della Roma per una partita vera. Amichevole sì, ma comunque vera. Stasera contro l’Aris Salonicco sarà emozionante anche per lui che di solito le emozioni le riesce a nascondere bene (anche se nei giorni della promozione a Pescara in tanti hanno scoperto un suo lato più sentimentale).
Una notte da brividi per il tecnico boemo che anche nel giorno della prima conferenza stampa della sua seconda gestione romanista aveva ricordato le grandi motivazioni con le quali è tornato: «Ringrazio la società che ha fiducia in me perché mi ha riportato a casa. Nel ’99 ho detto che sarei tornato prima o poi, forse l’ho fatto con un po’ di ritardo». Zeman è tornato a casa e stasera riceverà l’abbraccio della grande famiglia romanista.
Sì, è vero, anche nel primo giorno a Trigoria e poi all’Open Day del 19 luglio l’affetto del popolo giallorosso non era certo mancato. Ma stavolta sarà diverso, stavolta Zeman potrà cominciare a ripagare tanto amore proprio con ciò che ha fatto nascere questo grande amore. Con il gioco che dà alle sue squadre, con lo spettacolo, i gol, le sovrapposizioni i tagli e il 4-3-3. Una squadra da tifare, certo, ma anche un’ideale da seguire. Un’idea di calcio bella e pulita dentro e fuori dal campo. Con la quale vincere sarebbe più bello che mai, forse più bello di sempre. E Zeman ha cominciato vincendo: sempre. Come lui nessuno mai, sicuramente dall’inizio del terzo millennio. Solo vittorie: otto su otto partite giocate. E poi 40 gol fatti e solo 3 subiti. Numeri vertiginosi come il suo gioco. E’ vero, alcune delle avversarie nel precampionato erano ben poca cosa, ma altre no. Ci sono state anche il Rapid Vienna (affrontato quando le gambe erano di piombo), il Liverpool e El Salvador. Battute, tutte.
E stasera c’è la prova del nove. La nona partita per fare filotto, per presentarsi al campionato immacolati (anche se qualche tifoso per scaramanzia vorrebbe perderla per “azzerare” la serie). Difficile che Zeman possa vederla allo stesso modo. Perché alle 20,45 di fronte ci sarà solo l’Aris Salonicco e un’amichevole che conta quel che conta, ma alle spalle ci saranno 13 anni di attesa di questo momento, di attesa del giorno in cui si sarebbe nuovamente seduto sulla panchina dell’Olimpico da allenatore della Roma (l’ultima volta era stato il 16 maggio del 1999 e finì con un 3-1 al Cagliari e doppietta di Totti). Quel giorno è arrivato, il cerchio si è chiuso, ma non è certo la fine. Anzi, è solo l’inizio…
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