IL ROMANISTA – D. GIANNINI – Cagliari-Roma, atto secondo. Almeno a livello sportivo. Domani si scriverà un’altra pagina, quasi certamente non quella definitiva, della vicenda del 3-0 a tavolino a favore dei giallorossi per la partita dello scorso 23 settembre.
Una partita mai giocata a causa dell’invito sconsiderato del presidente Cellino ai suoi tifosi ad andare allo stadio nonostante l’ordine del Prefetto di disputare il match a porte chiuse per l’inagibilità di Is Arenas. Domani davanti agli organi della Corte di Giustizia Federale si presenterà Cellino (accompagnato dall’avvocato del club, Mattia Grassani) per chiedere che la partita venga rigiocata. Ci sarà ovviamente anche la Roma (rappresentata da Claudio Fenucci e dall’avvocato Sticchi Damiani) per la quale la sentenza del giudice sportivo è corretta e che è pronta a controbattere ad una sua eventuale variazione. La sentenza dovrebbe arrivare già nel pomeriggio.
Ma è assai probabile che, qualunque essa sia, si vada all’ultimo grado di giudizio davanti all’Alta Corte Federale. I fatti è bene ricordarli. Nella settimana che precede il match, su indicazione dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive a proposito della inagibilità di Is Arenas, il Prefetto ordina che la partita venga giocata a porte chiuse. La Lega recepisce il provvedimento. Insomma si dovrebbe giocare senza spettatori. Ma il presidente cagliaritano Cellino da Miami invita i tifosi che hanno già acquistato il biglietto e quelli in possesso dell’abbonamento ad andare comunque allo stadio. Una mossa che costringe la prefettura ad una riunione fiume nella notte tra sabato e domenica con la decisione finale di rinviare la partita ad altra data. Scelta «resa necessaria per l’urgente e grave necessità di prevenire ogni forma di turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica conseguente alle reazioni emotive, irrazionali e inconsulte ingenerate dall’invito formulato dal presidente del Cagliari Calcio ». La Roma viene informata nel cuore della notte. A ricevere la telefonata della prefettura è il direttore generale Baldini.
Il giorno dopo la mancata disputa arriva la decisione del giudice sportivo che dà il 3-0 a tavolino alla Roma per «palese violazione» dell’art. 12, n.2 del Codice di giustizia sportiva «che impone alle società la rigorosa osservanza delle disposizioni emanate dalle pubbliche autorità in materia di pubblica sicurezza». E’ questa violazione, scrive il giudice Tosel, ad avere «costituito la causa diretta ed esclusiva dell’impedimento alla regolare effettuazione della gara». Insomma 3-0 a tavolino per la Roma. Decisione contro la quale il Cagliari presenta ricorso. Quello che verrà esaminato domani. Intanto ieri Cellino ha giocato altre carte. Come? Intanto è arrivata la conferma che il club sardo ha presentato ricorso al Tar contro la decisione del Prefetto Balsamo. Puntando, in attesa della decisione sul merito, subito alla sospensiva del decreto innanzitutto per motivi tecnici. Come, stando a quanto sostengono i legali del Cagliari, la assenza di rappresentanti del Ministero per i Beni e le attività culturali e del Coni nel momento in cui è stata presa la decisione del rinvio. Inoltre secondo gli avvocati del club sardo «la straordinaria ed eccezionale situazione di pericolo, che deve essere sottesa all’esercizio di tale potere, è stata dipinta con caratteri assolutamente sproporzionati dal prefetto nel provvedimento impugnato».
Non solo ricorsi. Cellino ieri è anche tornato a parlare e lo ha fatto offrendosi alla giustizia sportiva come unico colpevole a patto che non vengano puniti anche i tifosi del Cagliari con la conferma dello 0-3. Intervenendo a Teleradiostereo ha spiegato: «In questo contesto, non posso avere come antagonista la Roma, cui auguro di vincere lo scudetto, non parlando delle persone. Baldini? Io considero da sempre la Roma una società amica, delle persone non parlo, del presidente non parlo perché non lo conosco». Non parlando delle persone? Eppure poche ore prima della sentenza di primo grado arrivò un comunicato del club sardo che diceva testualmente: «La Società Cagliari Calcio comprende i principi del Signor Baldini pur non condividendoli, perché chi spera di avvantaggiarsi delle disgrazie altrui non può essere contraddistinto come tale. Se così fosse, a quel tipo di uomo di principi, il suo più appropriato stemma sarebbe quello dell’avvoltoio».
Ieri Cellino ha poi aggiunto: «Io onoro la giustizia, quella sportiva. Andrò a confrontarmi esponendo le mie idee, rispettando la magistratura sportiva, le regole vanno rispettate, vorrei che un mio eventuale errore non siano i tifosi del Cagliari a pagarlo, non voglio che il Cagliari sia il mio scudo ma io devo essere scudo del Cagliari, perché il Cagliari rappresenta un popolo, un’isola. Ripeto, andrò a esprimere il mio punto di vista, ma ciò non significa che la Roma sia una società nemica, anzi. Lo faccio perché voglio bene al Cagliari, perché auguro a ogni club di avere ultras come quelli del Cagliari, che non hanno mai avuto un biglietto gratis. Difenderò il Cagliari perché, se deve pagare qualcuno, vorrei che a pagare fossi io e nessun altro tra coloro che hanno a cuore la nostra squadra»