CORRIERE DELLO SPORT – A. GHIACCI – Hanno manifestato tutti i dubbi che sentivano. Che poi sono quelli che in queste ore serpeggiano tra la maggioranza dei tifosi giallorossi. Gli azionisti della Roma, coloro che detengono circa il 22% delle azioni del club che non sono di proprietà degli americani e di Unicredit, si sono presentati all’assemblea ieri pomeriggio a Trigoria. Di fronte a loro, a dirigere le operazioni, l’ad Fenucci e il vicepresidente Tacopina. Ordine del giorno rispettato: approvato il bilancio, in rosso per poco meno di 60 milioni di euro, e nessun membro del cda percepisce emolumenti. L’Assemblea, si legge nel comunicato «ha approvato il Bilancio della Società relativo all’esercizio chiuso al 30 giugno 2012» e «ha deliberato di riportare a nuovo la perdita risultante dal Bilancio di esercizio al 30 giugno 2012, pari a 58,3 milioni di euro» . Quanto alla remunerazione degli amministratori, «l’Assemblea ha approvato la politica della società in materia di remunerazioni degli amministratori e dei dirigenti con responsabilità strategiche» . Prima però, come sempre accade nelle assemblee dei soci, sono state sollevate le questioni più disparate. Nel momento di difficoltà sono riemerse tutte le domande che non hanno avuto risposta fino ad oggi. Si è partiti dalle scelte di mercato. «Non è stato un suicidio finanziario non cedere De Rossi a certe cifre?» . Il socio Angeletti ha aperto le danze. «Non capisco come mai alcuni giocatori siano stati regalati e ad altri sia stata riconosciuta una buonuscita per andare via. E se si raggiungono obiettivi come Champions o altri come si pagherebbero bonus e nuovi acquisti dato che non siamo attrezzati finanziariamente per farlo?» .
VOCI – Il pomeriggio è stato movimentato. In tanti hanno voluto dire la loro. Si è passati dai dubbi sui vantaggi delle battaglie dialettiche di Zeman, ai rapporti con la Juventus che secondo qualcuno non dovrebbero essere così cordiali tanto da scegliere un advisor di proprietà della famiglia Agnelli (la Cushman & Wakefield) per la scelta del terreno sul quale costruire lo stadio di proprietà. Hanno preso la parola anche i soci Bove, Palermo, Ponziani, Palma e Luizzi. E’ stata definita «cervellotica la scelta che ha portato ad assumere Luis Enrique» , poi sono state chieste delucidazioni sull’ammontare del costo relativo alla consulenza della Raptor, società di proprietà del presidente Pallotta. Perplessità manifestate anche sulle reali capacità dell’attuale dirigenza. Poi la minaccia di rivolgersi alla Consob se non si fosse fatto chiarezza sui tempi dell’aumento di capitale. Con una battuta: «Così come una donna non può essere incinta poco poco, così le dichiarazioni non possono essere chiare poco poco…» .