Daniele Sebastiani, presidente del Pescara, è intervenuto ai microfoni di Rete Sport per parlare del Pescara, della Roma e del campionato in generale.
Sul campionato del Pescara.
“Il momento è quello che ci aspettavamo, mi meraviglio di chi si meraviglia. Stiamo facendo un campionato di grosso sacrificio perché ci dobbiamo salvare ma questo è quello che ci aspettavamo; i tifosi sono delusi ma per la società non c’è nulla di cui essere sorpresi. Siamo soddisfatti di essere saliti in tre anni dalla Lega Pro alla Serie A”.
Sulla continuità tecnica del Pescara.
“Il filo conduttore della società è stato sempre quello di andare a prendere giovani allenatori o, nel caso di Zeman, di allenatori un pò troppo dimenticati. Di Francesco, Stroppa e Zeman ne sono un esempio. Conosco benissimo Eusebio e non sono stupito del suo bel campionato con il Sassuolo; quando lo prendemmo fu un rischio grande perché lui era giovane e inesperto però ero sicuro che la sua qualità sarebbe uscite fuori”.
Sulla Roma.
“Penso che alla Roma non manchi nulla per diventare una squadra zemaniana. Ha dei giocatori giovani e di grande qualità. In questo momento mancano i risultati e forse qualcuno crede di meno a ciò che il mister chiede. Sono però convinto che se i giocatori seguiranno il mister potranno togliersi delle grandi soddisfazioni. L’esempio è Totti perché alla sua età si è messo in testa di voler fare bene e lo sta dimostrando. Se tutti agissero in questo modo la squadra potrebbe fare benissimo. E’ chiaro che se i giocatori non credono o non riescono a seguire quello che Zeman vuole poi si fa fatica a portare a casa delle belle prestazioni”.
La Roma è il treno di Zeman?
“I treni di questo tipo passano poche volte nella vita e il mister non è più un giovanotto”.
Pescara si è sentita tradita da Zeman?
“Più che tradita si è sentita delusa perché aveva instaurato con quest’uomo un rapporto di complicità. Io per primo ho fatto di tutto per rendere questo divorzio meno amaro. Quando il treno si chiama Roma capisco perfettamente che il richiamo per il mister è stato troppo forte. I tifosi sono rimasti delusi perché lo scorso anno abbiamo fatto davvero tante cose e ci sono stati anche momenti in cui c’è stato il bisogno di fare gruppo come per esempio la morte di Franco (Mancini, ndr) o di Morosini. Penso che lo scorso anno il Pescara sia stato uno spot per tutto il calcio italiano”.
Che idea si è fatto del calcio italiano?
“A Pescara abbiamo ottimi rapporti con la tifoseria e siamo stati molto trasparenti. Io sono anche l’ultimo arrivato e porto la mia esperienza personale: i grandi club devono iniziare a controllare i propri bilanci e studiare gli investimenti importanti per cambiare questo calcio. La crisi proviene dal fatto che forse abbiamo speso troppo e più di quello che si poteva; oggi ci vuole più attenzione. Noi del Pescara abbiamo una società che è un’isola felice, è la bomboniera del calcio italiano; speriamo di poter aggiungere anche qualche bella soddisfazione sul campo”.
Su Stroppa.
“Ritengo sia molto preparato e la mia fiducia in lui è illimitata. Non mi sento di chiedergli di più, soprattutto osservando la squadra che si è trovato tra le mani dopo la cessione di Verratti e il ritorno alla base di alcuni giocatori in prestito. Il nostro vanto sono i molti giocatori giovani che potranno diventare importanti per il calcio italiano. A gennaio sicuramente correggeremo qualche errore, ma al mister non chiedo niente di ciò che gli ho già chiesto”.