CORRIERE DELLA SERA – L- VALDISERRI – Tanti obiettivi, ma senza fretta. Parla James Pallotta, il presidente bostoniano della Roma, presentando il nuovo «global Ceo» Italo Zanzi. Punto primo: la Roma deve partecipare alla Champions League, non per una volta ma per dieci anni di fila. Punto secondo: lo stadio si può costruire anche senza una legge dello Stato, anche se sarebbe meglio usufruirne. Punto terzo: non c’è un piano per vendere Daniele De Rossi, ma anche perché non sono arrivate vere offerte.
La Roma non è uno «short time goal», un obiettivo a breve scadenza. E Pallotta è un uomo ambizioso, «che non si accontenta fino a quando non arrivano i risultati», ma che sa benissimo— per esperienze di business e sportive—che il tempo non si compra. Per questo ha aggiunto Zanzi alla «squadra invisibile », quella dei dirigenti, per far quadrare i conti in campo e fuori. Il curriculum di Zanzi («Prometto che il nostro impegno sarà maggiore di quello di qualunque altra squadra») è così ricco da poter essere ingombrante: esperienze nella vela (Coppa America), nel baseball (Major League Baseball), nel calcio (Concacaf, la confederazione nordamericana), nel marketing e in campo legale. Non a caso Pallotta parla di «global Ceo» e usa la per lui parola «dirigere».
Sarà una bella sfida integrarlo in una dirigenza giallorossa — Baldini, Sabatini, Fenucci, Winterling — così numerosa e così qualificata. «Vogliamo costruire una squadra in grado di competere per la Champions League per i prossimi 10 anni e saremmo dispiaciuti se non dovessimo centrarla quest’anno. Ma lo stesso vale per il prossimo anno e per quello successivo. La squadra è giovane, sta migliorando e lo ha fatto vedere nelle ultime gare in cui ha espresso sprazzi di bel gioco. Investiremo quello che sarà necessario, i piani non dipenderanno dal risultato immediato».
Pallotta, però, sa che «per costruire un marchio globale abbiamo bisogno di una squadra competitiva e dovremo vincere sul campo. Quello della Roma era il brand più sottostimato del mondo del calcio». Magari facendosi aiutare da un stadio di proprietà: «Mi sarebbe piaciuto poter fare un annuncio, purtroppo non siamo ancora così avanti. Individuata la location, sfruttando le leggi, pensiamo di poterlo costruire entro i prossimi 5 anni,magari anche prima». Il consigliere Baldissoni, che meglio conosce la burocrazia, chiarisce: «Al di là delle eventuali leggi che potranno facilitare questo percorso è nostra intenzione costruire lo stadio. Non attendiamo sviluppi normativi». E De Rossi? «A dispetto di quello che è stato detto e scritto, non abbiamo intenzione di venderlo. Non abbiamo chiamato nessuno e non abbiamo ricevuto chiamate da nessuno. Ho trovato esilarante leggere queste presunte trattative». Meno divertente è il rapporto mai nato tra Zeman e De Ross