Il coraggio della severità

Il coraggio della severità

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zeman conferenza cataniaMarquinho non è a Firenze con i compagni nonostante le assenze e comincia a piovere. Ma non l’acqua che da questa notte, ininterrottamente, si abbatte sulla Capitale, ma tutta una serie di critiche e rimproveri all’indirizzo di Zeman (e anche della società) da parte degli ormai stakanovisti della polemica ad oltranza. Proviamo ad analizzare e andare oltre. Cosa è successo di tanto grave per far meritare al boemo l’ennesima gogna? Ha lasciato fuori Marquinho per motivi disciplinari in un momento di emergenza. E allora? Per quanto riguarda il caso specifico, a questi “criticoni” ad libitum si potrebbe consigliare una lettura decisamente in tema e sicuramente interessante, poco calcistico, ma che riguarda tutti noi figli (e nipoti) di un determinato periodo storico. Nel 2007 (quindi in tempi recenti e senza scomodare gli anni in cui la disciplina era una cosa seria), il filosofo Bernhard Bueb ha scritto un libro dal titolo: L’Elogio della Disciplina. Bueb ha semplicemente constatato il fallimento dei metodi educativi che hanno caratterizzato la pedagogia dopo il Sessantotto, affermando con forza che, seppur a distanza di anni, forse è giunta l’ora di riscoprire una virtù dimenticata: quella di ritrovare il coraggio della severità. Non sappiamo se Zeman abbia letto o meno il libro di Bueb, ma il suo pensiero, più o meno simile, sta tutto in quella frase detta in conferenza stampa: “Marquinho non è stato convocato per un discorso disciplinare, ha fatto una cosa che non dovrebbe fare un giocatore. Chiedo rispetto dei ruoli e anche del gruppo”.  Ideologia, disciplina, tutte cose che obbligatoriamente devono esserci in un gruppo se vuole essere degno di questo nome e, per favore, la richiesta è ai soliti critica tutto, non andate più a scomodare i metodi da ex Unione Sovietica, da comunista incallito o da fine della Primavera di Praga. Provate, per una volta, ad analizzare esulando il lato sportivo con quello comportamentale, cominciando ad imparare a ragionare a compartimenti stagni, invece di straparlare. Non scomodate la storia mischiandola con il calcio e, di conseguenza, non puntate il dito contro un uomo solo perché non sapete cosa dire. Piuttosto gioverebbe sapere e ricordare (cosa che in pochi fanno) che la Roma ha introdotto un Codice Etico e lo stesso è consultabile anche online (http://www.asroma.it/pdf/corporate/documenti_societari/codice_etico.pdf) e al Capitolo 4, punto 2, il concetto è chiaro: “il mancato rispetto e/o la violazione delle regole di comportamento imposte dal Codice Etico, dalle procedure aziendali e dal Regolamento Interno dell’Area Tecnica, ad opera dei tesserati di A.S. Roma, costituisce inadempimento alle obbligazioni derivanti dal rapporto di lavoro ed illecito disciplinare e, come tali, soggetta a sanzioni pecuniarie e disciplinari, come previsto dal Regolamento Interno vigente”. Sic et Simpliciter.

Zeman vuole disciplina? E allora, che male c’è? Genitori (e molti dei polemisti lo sono) e insegnanti (e quindi anche allenatori), dovrebbero ricercare un totale equilibrio tra intransigenza, controllo e fiducia, l’uno verso l’altro. Tornando al filosofo Bueb, la vera autorità non dovrebbe incutere paura, ma anzi dovrebbe infondere sicurezza. Il che equivale a dire che la prossima volta, Marquinho o chi per lui, saprà come comportarsi…!!!

 

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