GAZZETTA DELLO SPORT – A. DI CARO – «Avrei preferito un’altra domanda. Perché non voglio essere frainteso. Non sono uno che si autocandida, non amo chi trancia giudizi dall’esterno e detesto chi sta appollaiato a gufare. Ma non ho mai tradito un sogno e non sono un ipocrita. Per cui se mi chiede se spero un giorno di allenare l’Inter le dico sì. E lo ripeto mille volte. Mi fa piacere se il mio nome viene accostato alla panchina nerazzurra. Ma voglio troppo bene all’Inter per augurarmi che vada male per poter finire tra i “candidati”: per cui, da tifoso e da ex, spero che Stramaccioni e la squadra possano centrare un posto in Champions e magari trovare una incredibile rimonta col Tottenham. Io una panchina già ce l’ho, sono orgoglioso di essere c.t. della Serbia». Sinisa Mihajlovic non si smentisce, schietto ma senza derogare mai a quelle «regole d’onore che mi permettono da sempre di guardare tutti negli occhi», accetta di affrontare ogni argomento: dalle notizie di mercato che lo riguardano alla favolosa remuntada del Barca…
Mihajlovic: “Non mi aspettavo l’esonero di Zeman. Il migliore italiano? Totti”
Il Milan e Allegri potevano fare di più?
«No. Quando il Barcellona gioca così, a quei ritmi, con quella velocità non ce n’è per nessuno. Una delle squadre più forti di sempre: se trova la giornata giusta non ci sono rimedi».
Non si può resistere?
«Devi essere perfetto a livello difensivo e sperare che loro abbiano una giornata storta. E non puoi sbagliare l’occasione se ti capita. Se il Milan con Niang avesse fatto l’1-1 forse… Ma l’impressione è che se il Barca avesse avuto bisogno di altri due gol, avrebbe fatto anche quelli».
La Juventus potrebbe metterli in difficoltà?
«La Juve in questo momento è più forte del Milan. Ma se il Barca gioca come martedì, non ce n’è neanche per la Juve. Troppa differenza tra i giocatori. L’unicità non è rappresentata solo da Messi. Nessun altro ha Xavi e Iniesta».
C’è chi sostiene che il gioco del Barcellona sia noioso.
«Sì, per gli avversari…».
(…)
Cosa non pensava di vedere quest’anno?
«L’esonero di Zeman. Mi è dispiaciuto molto. Resta un maestro di calcio e nella fase offensiva è il migliore al mondo. Andreazzoli invece lo volevo a Firenze con me. Non me lo presero, all’epoca 4 collaboratori erano troppi. Ora Montella ne ha undici… Ma Vincenzo è bravissimo».
Chi è oggi il miglior giocatore italiano?
«Totti. Uno dei primi tre giocatori italiani di tutti i tempi e il 10 più grande di sempre: più di Baggio, Del Piero e del mio amico Mancini. Ma se a 37 anni Francesco è ancora il migliore di tutti, vuol dire che il calcio italiano si è fermato».
Quanto?
«Tanto. Parlo da “italiano” d’adozione, Il calcio è lo specchio del Paese, peggiorato negli anni. Spagna, Germania e Inghilterra sono più avanti. E la Francia ci ha raggiunto. Dalla mentalità alle strutture siamo indietro. In Italia si gioca per non perdere, all’estero per vincere».
Sinisa ormai parla da tecnico-manager…
«Ho fatto il calciatore ad alti livelli per 20 anni. Un vantaggio. Perché so cosa un giocatore può pensare o provare in certi momenti. Ad allenare oggi sono bravi quasi tutti, la cosa più difficile è la gestione del gruppo. Da Ct ho fatto visita ai maggiori tecnici europei: da Mourinho a Guardiola, da Klopp a Wenger, da Ferguson a Mancini. Ho studiato metodi di allenamento, tattiche, uso delle tecnologie. Ma per tutti il segreto è uno: la gestione del gruppo, entrare nelle teste, Tirare fuori il meglio. Fissare delle regole. E farle rispettare».