Radici storiche in chiave moderna: ecco il nuovo logo dell’unica squadra della...

Radici storiche in chiave moderna: ecco il nuovo logo dell’unica squadra della Capitale

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128022-3I cambiamenti, si sa, sono qualcosa di gravoso e impegnativo da affrontare. Le novità, per chi è radicato nel passato, sono uno scoglio quasi insormontabile. Ebbene, nella giornata di oggi è stato svelato il nuovo logo dell’AS Roma, o meglio, per dirla tutta, il “Brand Identity“, come giustamente la Società lo ha presentato, attribuendo al logo stesso il primo concetto di marketing, il BRAND.

Come da comunicato, la AS Roma “rende omaggio alla sua ricca storia e si articola su di essa, mettendo in risalto il legame della Società con la città di Roma, rendendo moderno uno dei marchi più amati nel panorama calcistico e ponendo le fondamenta dell’identità visiva che la Società intende seguire negli anni a venire“.

Non a caso i dettagli che saltano all’occhio sono almeno cinque:

Rome. Nothing more.1) La lupa. Non abbiamo più la riproduzione in toto della fotografia renderizzata della statua, ma un’immagine tridimensionale, con una tonalità argentea per mettere in rilievo i lineamenti, i colori, la conformazione del disegno stesso, non più confuso con l’eccessiva luminosità.  Non è un cambiamento, ma un’evoluzione del passato, con uno sguardo verso il futuro, con il design in 3D anti-falsificazione.

2) La scritta. Non c’è più l'”ASR” intrecciato nel basso dello scudo, che è stato sostituito dalla scritta “ROMA”, per dare un carattere identitario ancora maggiore, per riunire la squadra a tutta la città di Roma, affermando più che mai con decisione che di squadre nella capitale ce n’è soltanto una. Perché non più l’ASR? Perché “all’estero non sanno cosa significhi“, come dichiarato dallo stesso Presidente Pallotta.

3) La base della lupa. Basta aguzzare la vista e si scorge una differenza sostanziale: la base dove poggia la lupa è molto più in evidenza, è marcata, a significare stabilità, una Società solida capace di fronteggiare tutto e tutti, senza mai cadere, con la zampa sinistra che poggia sicura sulle fondamenta.

4) Lo stile di scrittura. La spaziatura della scritta “Roma” riprende uno stile antico, per meglio dire “romano”, quello che veniva adoperato su statue e costruzioni. Non più caratteri grossi e poco precisi, ma lettere imponenti ma allo stesso tempo dettagliate, con l’ombreggiatura evidente.

5) 1927. Sul prossimo logo giallorosso campeggia infatti il 1927, l’anno di fondazione dell’Associazione Sportiva Roma, a riprova del rispetto della tradizione ancora maggiore di prima. Anche questo in argento, per riprendere la colorazione della lupa e creare il nesso cromatico.

Il logo nel suo complesso è diventato un Brand, vista la quantità innumerevoli di accordi chiusi dalla Società giallorossa in tutto il mondo. Dettaglio non di poco conto il rapporto decennale chiuso con Nike, che ha una linea e una filosofia che si sposa alla perfezione con l’aspetto estetico impostato dalla AS Roma della nuova era.

La nuova Società che gestisce la As Roma, di cui appunto ne è proprietaria, dimostra ancora una volta l’attaccamento alle radici storiche, e in un piccolo logo riunisce praticamente tutti i simboli della tradizione romana, dalla lupa, allo stile dei caratteri, passando per l’anno di fondazione, il tutto in chiave moderna. Già in occasione di Roma-Atalanta, il 7 Ottobre scorso, si è dato vita all’inaugurazione della Hall Of Fame della Roma, una sorta di raccolta di tutte le glorie giallorosse che si sono avvicendate dal 1927 in poi. Un evento di rilievo per un paese come l’Italia poco avvezzo a certe manifestazioni, ma molto frequente tra i club europei, come ad esempio il Chelsea, per non parlare dell’America, dove Nba, Mlb e praticamente tutte le federazioni sportive prevedono una “Stanza dei famosi”, per ricordarli nell’eternità.

La mentalità americana, riguardo lo Sport, è tutt’altro che superficiale e gretta. Negli States fare attività fisica è fondamentale, non a caso i bambini vengono avviati alle attività sportive sin dalla tenera età nelle scuole. La tipica Società Sportiva Americana si distingue dal maketing, dall’applicazione in tutto e per tutto delle teorie del Brand Manangement: lo scopo è quello di rendere il tifoso fidelizzato al 100%, arrivando a produrre tutti i tipi di gadgets e materiale, per entrare in simbiosi con i fans e quindi con l’ambiente. Il Presidente della AS Roma, nello specifico, nel 2002 ha fatto il suo ingresso come socio minoritario nella Boston Basketball Partners, la Società che dirige e presiede i famosi Celtics, con l’obiettivo di rilancio la celeberrima maglia verde bostoniana: dopo 6 anni i celtics arrivarono a conquistare l’anello, dopo aver raggiunto in pianta stabile i playoff per diversi anni, migliorando sempre più il roster nel corso delle Stagioni, arrivando a primeggiare proprio 5 anni fa, in finale contro i rivali dei Los Angeles Lakers. In aggiunta, la Società giallorossa è formata da rappresentanti italo-americani, in alcuni casi anche romano-americani, come nel caso del Vice Presidente Joe Tacopina, da sempre dichiaratamente difensore della sua romanità e del senso di appartenenza.

La sensazione sempre più palese è che sono molti coloro che criticano il nuovo logo per continuare l’attacco alla nuova gestione. Diversi i commenti sparsi nella rete internauta riferenti al malumore per la scelta dell’allenatore, che tra l’altro non è stato neanche annunciato e ufficializzato: Luis Enrique non andava bene? E’ stato messo in fuga, addobbando lo stadio e le strade della Capitale con l’ormai famoso “Datece Zeman”. Con Zeman 42 gol subiti e squadra sull’orlo del baratro? “Via il Boemo”, inneggiando al cambio d’allenatore. Il Boemo viene cacciato, arriva Andreazzoli, “discepolo di Spalletti”, anche se poi vai a vedere e lui era il tattico di Lucianone: si perde a Genova, Osvaldo tira il rigore al posto di Totti dopo averglielo chiesto, lo sbaglia…ed è colpa della Società. La verità è che da quando sono arrivati a Roma i nuovi dirigenti, da quando a Trigoria ha messo piede questa nuova Società, che inoltre ha pagato i debiti ereditati dalla “rosea” gestione precedente, sono comparsi come funghi tifosi commercialisti, tifosi direttori sportivi, tifosi preparatori atletici, e come normale nell’ordine di questa mentalità, oggi si sono presentati i tifosi esperti di design e grafica.

Se le basi sono queste, cosa vogliamo vincere? Cosa vogliamo migliorare? L’ultima moda è tifare il giocatore, fare i difensori delle idee, ascoltare il pensiero di altri, non ragionare e arrivare a punti oggettivi. Nessuno vuole insegnare ad essere tifosi, nessuno vuole ergersi a mente superiore, ma magari un po’ di sano sostegno incondizionato, in teoria il primo comandamento dei supporters, non guasterebbe.

C’è una finale da vincere? C’è un trofeo da conquistare? Allora pensiamo solo a stare uniti e compatti. Inutile irrigidirsi su principi triti e ritriti imposti da una mentalità ferma. Inutile andare contro la Società per cui si fa il tifo, inutile farsi prendere dalle ansie come se potessimo fare qualcosa per gestire conti, mercato, azioni, quando c’è un Management preposto proprio a gestire tutto questo.

La Roma nel 2011 è stata acquistata dalla Neep non per caso, ma perché versava in acque affatto tranquille. La gestione è passata di mano in quanto i predecessori avevano si raggiunto risultati importanti, come i secondi posti, le vittorie in Coppa Italia, le presenze in Europa, ma il tutto era stato centrato senza dare un occhio al bilancio. Proprio due anni fa c’è stata la dichiarazione dell’anno zero, riassettando ogni piccolo meandro della Società, dietro la scrivania così come in campo, come dimostra la Rosa praticamente stravolta. Lo scopo è quello di riportare la Roma ai fasti di circa 12 anni, a vincere lo scudetto e a competere in tutta Europa. Per farlo serve collaborazione, per non tornare alle illusioni e al rosso fisso in cassa.

Come dice anche il nuovo logo, noi SIAMO LA ROMA. E parafrasando Papa Giovanni Paolo II….VOLEMOSE BENE!

 

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