CORRIERE DELLO SPORTY – A. MAGLIE – I ritiri sono un po’ come le stagioni: non sono più quelli di una volta. «Prima duravano trenta, quaranta giorni, adesso un paio di settimane sono più che sufficienti». Massimo Neri è un notissimo preparatore atletico, da anni accompagna Fabio Capello e ora provvede a tenere tonici i muscoli dei giocatori della Russia dopo aver allenato quelli dei ragazzi dell’Inghilterra. (…) La stagione dei raduni è ormai prossima. Provvederà ad aprirla il Parma che a partire dal 7 luglio andrà in pre-ritiro a Ostuni; la chiuderà il Bologna (15 luglio) mentre la Roma ha fissato la sede (Riscone di Brunico) ma non ancora la data (almeno ufficialmente perché ufficiosamente si parla del 12 luglio). Il calcio nuovo, quello attento al business e al marketing ha stravolto e accorciato i tempi. Tolto all’appuntamento un po’ di quella sacralità che lo avvolgeva sino a qualche decennio fa. Ma non solo. «Parliamoci chiaro, trenta, quaranta giorni di ritiro erano decisamente noiosi» , sottolinea Neri.
La nuova estate tra ritiri e soldi
TRASFORMAZIONE – Oggi il ritiro (e la fase pre-campionato) è una occasione per fare buoni affari. Perché soprattutto i grandi club sono corteggiati dalle località montane (tutta pubblicità che, come è noto, è l’anima del commercio, soprattutto in una fase come questa con la gente che ha stretto i cordoni della borsa anche sul fronte vacanziero). Il pallone, che era negli anni sessanta e settanta salutato come un evento, ora appare dopo poche ore. «Ma è ormai da tempo che il pallone viene inserito quasi immediatamente nella preparazione. I tempi in cui bisognava attendere giorni o una settimana intera fanno parte della preistoria» , sottolinea Neri. (…)
STRUMENTI – Sottolinea Neri:«Tra tornei, amichevoli, triangolari e quadrangolari, le grandi squadre normalmente riducono al minimo la fase del ritiro vero e proprio. I club che non hanno impegni internazionali, invece, se la prendono più comoda. Ma non è che dopo quindici giorni tutto sia finito. In quelle due settimane è sintetizzata la fase della concentrazione e della coesione. Ma poi il lavoro continua» . Ai tempi «moderni» si sono dovuti adeguare i preparatori perché quel che prima si faceva in trenta giorni ora bisogna farlo nella metà del tempo. Come si sono adeguati? Risponde Neri: «Il lavoro fisico e atletico vero e proprio è stato compresso e si è dato più spazio a quello con la palla. Questo non significa che ci si alleni di meno. Ci si allena in maniera diversa utilizzando gli strumenti che i progressi scientifici ci hanno messo a disposizione come il Gps, cioè si valuta in quale misura il lavoro con la palla abbia inciso a livello atletico» . Ma a parere di Neri ci sono aspetti decisamente positivi: «Trenta, quaranta giorni producevano fenomeni di rigetto causa noia; ora i ritiri sono decisamente più sereni»