GASPORT (C. ZUCCHELLI) – La Spagna nel destino di Daniele De Rossi, quando gioca come difensore centrale. Spagnolo è Luis Enrique, l’allenatore che per primo ne ha scoperto le qualità in mezzo alla difesa. La Spagna è l’avversaria contro cui, un anno fa, giocò come difensore nell’esordio dell’Europeo. E sempre la Spagna è la squadra contro cui, nella torrida notte di Fortaleza, ha dimostrato che, sia come centrocampista sia come difensore, il declino è ancora lontano. In attesa di capire cosa preveda il suo futuro, a poche ore di distanza dalle parole del presidente Pallotta («Nessuno è incedibile»), De Rossi ha tirato fuori una prestazione perfetta. Certificata anche dai numeri: oltre al rigore segnato, in 120’ ha realizzato oltre 100 passaggi. Davanti ai maestri del palleggio ha preso per mano la squadra come già aveva fatto nelle gare precedenti tanto che, nonostante un turno di squalifica, in questa Confederations Cup è il giocatore che ha tentato più lanci lunghi (43) e raggiunto con successo un compagno (37).
SOSTANZA E SACRIFICIO «Lui sa fare questo tipo di lavoro benissimo – spiega Ubaldo Righetti, ex difensore della Roma – e ha una predisposizione al lancio che anche quando gioca in difesa è molto utile». Contro la Spagna prima in mezzo, poi è arretrato: «De Rossi – aggiunge Righetti – sa giocare sia in una difesa a tre che a quattro. Ha ottima capacità di visualizzare l’azione in anticipo e legge bene le traiettorie. Se a questo si aggiunge l’ottimo stacco di testa viene fuori un difensore adattato ma efficace». Nessun punto debole? «Può andare in difficoltà nell’uno contro uno».
DECISIVO A certificare l’ottima Confederations Cup di De Rossi – in dubbio con l’Uruguay per un affaticamento muscolare – c’è anche una statistica Fifa sull’incidenza che i giocatori hanno sulla squadra. Analizzando tackle, movimenti e passaggi il punteggio massimo che si può ottenere è 10: De Rossi, con 9.38 è terzo dietro solo a Jordi Alba (9.57) e Sergio Ramos (9.47).