CORRIERE DELLO SPORT – M. EVANGELISTI – La festa comincia soltanto quando lo dice lui. Non lo comunica per telefono e neppure grida slogan come al mio segnale scatenate il paradiso del calcio o roba simile. E’ tutto un piano programmato dall’inizio. Rudi Garcia stabilisce le condizioni iniziali e il sistema si evolve per suo conto. (…)
IL CASO – Non risulta che l’allenatore francese prenda i suoi ragazzi per il collo negli spogliatoi e ricordi loro che non c’è mai un giorno adatto per perdere o per lasciarsi umiliare. Se la Roma nel secondo tempo si smaschera e semina il panico è perché tanto sta nell’essenza del modo in cui Garcia prepara le partite. Il resto è lasciato al capriccio del caso: fa sì per esempio che Florenzi dopo un paio di minuti accoltelli in rapida successione la difesa del Verona e il cuore dei tifosi romanisti andando di piede troppo floscio su un pallone di De Rossi passato per la cruna dell’ago. Oppure che i gol della Roma in questa prima fessura di campionato si concentrino in undici, dodici minuti al massimo, una fascia di partita estesa dall’11’ al 22’ del secondo tempo. Questo non fa parte del piano: è solo (solo?) il segnale della potenza offensiva dell’attacco quando si lancia al massimo dei giri. Il pensiero di Garcia in questo caso è esplicito e messo a verbale: una volta sbloccato il risultato bisogna affondare per ampliare il distacco, in maniera da affrontare il resto della partita con la testa meno affollata di preoccupazioni. Fare il break, lo traduce lui ai giocatori. I più anziani dei quali, stufi di schiantarsi di stress e subire rimonte com’era sfibrante abitudine della vecchia Roma, gli prestano ascolto. (…)
CORSIE – In questa strategia, e nell’attuale situazione di forma dei vari giocatori della rosa, due uomini Garcia considera fondamentali. Li considera tali sin dall’inizio e non ha visto nulla in grado di fargli cambiare idea. Uno è ovviamente Francesco Totti, il quale non sta affatto fermo in campo e anzi va a contrastare in scivolata giocatori che potrebbero essergli allievi di scuola se non figli; ma che seppure restasse immobile sarebbe comunque in grado di sfruttare la rapidità di chi gioca intorno lanciandolo più e più volte davanti al portiere altrui. In due partite ha servito 12 assist, sfruttati o meno, contro gli 8 di chi lo insegue, Cassano, e i 7 di Alvarez. L’altro perno è Gervinho, che fa disperare per i piedi incalliti però annienta le scatole dei difensori, svolazza ad anelli come una zanzara, non consente all’avversario diretto di sganciarsi e se capita lo rincorre.