Inter e Roma, come si cambia

Inter e Roma, come si cambia

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R.TEDESCHI
R.TEDESCHI

L MESSAGERO (U. TRANI) – Garcia e Mazzarri, scupolosi e perfezionisti come sono, passano diverse ore a studiare le loro squadre e quelle avversarie. Nessuno ci dirà mai chi, tra i due, abbia visto più dvd da quando hanno iniziato la nuova avventura. Ma di sicuro, fin dai primi giorni di lavoro, la loro è stata un’autentica full immersion. Con convinzione sono andati a riprendere sul fondo, toccato la scorsa stagione, le due grandi deluse tra le big della serie A. Il club di Moratti, dopo 13 anni, è uscito dall’Europa: non accadeva dal torneo ’98-’99. Piazzamento deprimente: nono posto. La società di Pallotta, esclusa dalle coppe continentali per 2 anni di fila, ha fatto poco di più: sesto posto. Anche se poi ha subìto la mazzata della Coppa Italia, lasciata in finale alla Lazio. Rudi il capolista e Walter l’inseguitore, però, hanno già lasciato il segno. I giallorossi hanno 10 punti in più e i nerazzurri 2: tra le grandi, sono le uniche che stanno andando più forte. Le due formazioni hanno una fisionomia tattica ben precisa: 4-3-3 il primo, 3-5-1-1 il secondo.

IL METODO
Mazzarri interviene soprattutto dopo una gara. Garcia, quando è possibile, durante. Sono entrambi meticolosi nella preparazione di una partita. Ma, come si è visto a Livorno nella sera del debutto in campionato, Rudi si è attaccato al telefono già nel primo tempo per chiedere al vice Bompard, in tribuna con il videoanalyst Beccacioli, che cosa stava cambiando il collega Nicola. Walter, invece, dopo un match, va subito a casa a guardarsi gli errori dei suoi giocatori. Si scrive ogni movimento sbagliato, passa la notte davanti alle immagini e il giorno dopo le analizza con il gruppo. Quando serve si rivolge al singolo, proponendo un’azione o una posizione su cui lavorare in settimana.
LE SCELTE
Oltre al sistema di gioco, sempre lo stesso in queste 6 partite, sia Garcia che Mazzarri hanno una squadra base. I titolari sono più o meno quelli, in particolare nei settori che per entrambi hanno la priorità, la difesa e l’attacco. Il portiere titolare e davanti gli stessi giocatori. Cambiasso come De Rossi davanti alla difesa, due intermedi fissi come Taider e Guarin da una parte e Pjanic e Strootman dall’altra. La rotazione la fanno davanti. Nel suo tridente Rudi ha alternato Totti e Florenzi, i due che cinque volte su sei sono partiti dall’inizio, Gervinho, terzo sul podio, e a seguire Borriello, Ljajic e Marquinho. Walter gioca con una punta: il prescelto è Palacio, quindi di movimento, l’alternativa Belfodil, come è successo a Trieste, domenica contro il Cagliari, ma pure Icardi e Milito. Da trequartista Alvarez e a volte Kovacic come cambio. Sono 18 i giocatori utilizzati dal francese di Nemours, nessuno ne ha usati meno, e 19 quelli impiegati dal toscano di San Vincenzo, il più conservatore rispetto agli altri colleghi che allenano le grandi. Il mercato della Roma è stato certamente più spettacolare e anche più influente. Dei sette acquisti, cinque sono sempre titolari e il sesto, per ora Ljajic, è spesso il dodicesimo uomo. Solo Jedvaj deve ancora debuttare. Quello dell’Inter, pur avendo avuto un saldo negativo rispetto a quello giallorosso che è stato attivo con dismissioni eccellenti (Lamela e Marquinhos su tutti), incide meno. Solo Taider e Campagnaro, quest’ultimo arrivato a costo zero, sono titolari. Belfodil e Icardi, al momento, riserve.
NON SOLO PAROLE
«Sono uscito per ultimo da Appiano anche oggi perché il lavoro è sempre al primo posto. A casa vado a riposare e non a festeggiare» ha chiarito ieri Mazzarri, ai microfoni di Sky, nel giorno del suo 52° compleanno. Aggiungendo: «Nessun regalo, voglio solo che i ragazzi continuino a fare quello che hanno fatto sin qui. Va tutto nel migliore dei modi». E’ lo stesso entusiasmo che Garcia mostra quotidianamente a Trigoria, come ha raccontato al Tg1: «Non interessa a nessuno la mia vita privata, io parlo del mio lavoro. La cosa più importante è che ogni giocatore si senta considerato dal proprio allenatore. Parlo con tutti, per me giovani e meno giovani sono uguali perchè abbiamo bisogno di tutti. Uno che sta in panchina oggi sarà titolare domani, faremo una grande stagione solo se saremo tutti insieme. Il gruppo è sopra a tutto. E ho cercato di far capire ai giocatori che la fiducia è fondamentale: ci sono regole come a casa e, poco a poco, mi sembra che adesso questa rosa, anche con la società, sia più una famiglia che un club. Sono contento di affrontare sabato l’Inter: faccio questo mestiere per vivere grandi partite. Quello che più mi piace è vedere la gioia dei miei giocatori quando facciamo un gol o vinciamo una partita».

 

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