Il montenegrino è l’uomo delle reti pesanti in campo europeo. In Ucraina ha già firmato due gol. Sprazzi di Mirko. La più importante notizia di ritorno da Lecce, oltre alla vittoria e alla conferma di quanto sia indispensabile Pizarro, è il gol ritrovato di Vucinic. Una rete particolare, quella del montenegrino: tocco di punta, stile calcetto, e per Rosati nulla da fare. L’attaccante non andava in rete dal 6 febbraio – Inter-Roma 5-3 – e con la marcatura in Salento è salito a quota nove. Otto in campionato e uno in Coppa Italia: è il secondo marcatore stagionale della Roma dietro Borriello anche se, rispetto all’ex milanista, ha giocato 984 minuti in meno (1801 contro 2875). Ancora a secco, invece, nonostante le 4 presenze, in Champions. Non ci sarebbe miglior occasione per sbloccarsi che domani contro lo Shakthar, in quella che si presenta – dopo il 2-3 dell’andata – un’impresa disperata. Ma se la Roma ha qualche possibilità di ribaltare la sconfitta dell’Olimpico, queste passano per i piedi del montenegrino che in Ucraina ha già colpito. Era il 27 novembre del 2007, ultima gara del girone eliminatorio. I giallorossi, privi di Totti, avevano bisogno di una vittoria contro la Dinamo Kiev per qualificarsi come primi nel girone (il passaggio agli ottavi era garantito anche con una sconfitta a patto che il Manchester United, anch’esso in corsa per la leadership, avesse superato lo Sporting Lisbona all’Old Trafford). Vucinic, all’epoca, vestì i panni di Super Mirko e con una doppietta spazzò via le velleità degli ucraini: il primo gol arrivò a conclusione di un contropiede, l’altro con un bel piattone sul primo palo che sorprese il portiere della Dinamo, Rybka. Ora Vucinic ci riprova in quella che è da sempre la ‘sua’ competizione. In Champions, infatti, il numero nove si trasforma e proprio al torneo continentale sono legati i ricordi più belli della sua carriera in giallorosso. Partite importanti, dove raramente ha fallito l’appuntamento con il gol. La prima gara che viene in mente, è quella della sua prima rete nella competizione, al Manchester United il 4-4-2007 nell’illusorio 2-1 della gara di andata dei quarti giocato all’Olimpico. Poi l’attaccante ci ha preso gusto e ha ‘timbrato’ anche con lo Sporting Lisbona (23-10-2007, altro 2-1) e nella già citata doppietta di Kiev. Nella stagione successiva ecco il gol risolutore a Madrid, contro il Real (5 marzo 2008). Una rete pesantissima che contribuì a fissare il punteggio sul 2-1. Quindi il gol di Bordeaux e la splendida doppietta al Chelsea.
Un feeling, quello con le gare in notturna, che Vucinic ha mostrato di avere anche in campionato – l’altra sera a Lecce, con l’Inter all’Olimpico nel girone d’andata, le vittorie contro il Milan di tre anni fa a San Siro e all’Olimpico (1-0 e 2-1), nel derby vinto 3-2 (2007) – e in Coppa Italia: ricordate nel dicembre 2008 la doppietta contro il Bologna in poco più di 15 minuti subentrando a Montella? Mirko è fatto così: appena si accendono i riflettori, lui si trasforma da comprimario in primo attore protagonista. E’ lui “il bello di notte” della Roma dei giorni nostri, proprio come Boniek lo era per la Juventus negli anni ’80. Per i tifosi, invece, è croce e delizia. Vucinic, infatti, è quell’attaccante che nel 2008 venne contestato dopo il ritorno dei quarti di finale di Champions (Roma-Arsenal) per un rigore tirato come peggio non si poteva o che prima e durante Roma-Bologna della passata stagione, ricevette una sonora fischiata dalla Curva Sud dopo aver segnato il provvisorio gol del pari. Mirko, però, è anche l’uomo dei gol in Champions e delle rimonte: la cavalcata dello scorso anno si accompagna con le sua 14 reti che valsero la bellezza di 23 punti in classifica. Il suo futuro è incerto. A gennaio, dopo aver segnato due gol al Catania, alla ripresa degli allenamenti ha chiesto di esser ceduto. Il no secco e congiunto di Ranieri e della Sensi hanno rimandato i propositi alla fine della stagione. Non è un mistero che l’Inter da tempo sia sulle tracce del montenegrino: un corteggiamento che il calciatore ha già fatto sapere di gradire. Da qui a giugno, però, mancano ancora tre mesi. C’è un posto in Champions da riconquistare e un’impresa, domani a Donetsk, da compiere. Per il resto, ci sarà tempo. Forse, anche per ripensarci e rimanere a Roma.