Il tempo delle chiacchiere è finito. Il girone d’andata è terminato, metà campionato è passato e le prime serie valutazioni possono essere fatte. A partire naturalmente dall’ultima trasferta del “Renzo Barbera” di Palermo, che si può raffigurare come l’emblema di questa stagione post Bayern Monaco. La squadra evidentemente non c’è e non è calata nella giusta concentrazione per poter vincere questo scudetto. Non c’è un limite a livello tecnico, perché rispetto allo scorso campionato il livello della squadra è aumentato, e questo è innegabile. Il problema è nella testa, quella famosa fame di gloria si è vista solo nelle prime 8-9 gare stagionali, poi è sparita. La Roma ha comunque continuato a ottenere punti, ma troppo spesso arrancando nel gioco e affidandosi alle giocate dei singoli. Il gruppo era unito, ed è rimasto tale, ma in campo c’è troppo possesso e poco movimento senza palla da parte di tutti. Proprio su questo presupposto trovo inspiegabile l’ostilità dei giocatori giallorossi a tirare da fuori area, invece che voler per forza entrare con la palla in porta. Le qualità tecniche dovrebbe essere un ulteriore incentivo, ma tutto questo purtroppo stenta a vedersi. Questo doveva essere l’anno della Roma, troppi fattori spingevano a esserlo come l’addio di Conte sulla panchina della Juventus e il “ratto” di Iturbe proprio ai bianconeri. Ma alla fine ci siamo complicati le cose da soli. Come detto da Garcia nell’intervista post partita qualche giocatore dovrebbe prendere per mano la squadra e responsabilizzarsi; probabilmente il riferimento era a Miralem Pjanic, insostituibile per caratteristiche nello scacchiere giallorosso, ma abulico e incostante sotto il punto di vista del temperamento e della grinta in campo. Totti è il Dio in terra, ma sono un po’ tutti stufi di dovergli rivolgere ancora preghiere a 38 anni per toglierci dai guai. Serve più impegno, cuore e voglia da parte di ognuno, altrimenti ciò che chiamavamo sogno è destinato a rimanere tale.
COSA VA – L’unico reparto che offre garanzie è la difesa. Oltre la sfortunata assenza di Castan, gli altri componenti del pacchetto arretrato hanno sempre offerto prove più che sufficienti, se non si conta l’ultima disastrosa gara di Astori. Le corsie esterne mostrano più dubbi: Holebas si è rilevato un ottimo innesto e se Ashley Cole accetterà di fare la riserva e di rilevarsi utile alla causa, si può anche rimanere così. Diverso il discorso sulla destra, dove a preoccupare sono i continui problemi fisici di Maicon e Torosidis. Serve un’alternativa “stabile” fisicamente, e che possa tranquillamente ereditare la fascia del brasiliano, arrivato ormai ai 33 anni. A centrocampo invece rimane positivissima la stagione di Nainggolan e Keita, e fondamentale il ritorno di Kevin Strootman.
COSA NON VA – Le cose che non vanno sono tante. Come già scritto, il primo problema su cui intervenire è quello psicologico. Bisogna ritrovare quella voglia di vincere, che dopo la batosta interna col Bayern Monaco è sparita, forse per insicurezza, chissà. Bisogna migliorare l’approccio alla gara, che è già costato troppi punti in questa prima metà di stagione; l’avversario va aggredito dall’inizio, e in questo aspetto dalla Juve possiamo imparare tanto. Sulla mediana serve un’alternativa a Pjanic. O si decide di puntare su Paredes, che sembra mostrare importanti mezzi tecnici, oppure serve agire sul mercato. Ciò che serve maggiormente è però un vero centravanti, che faccia da leader a questa squadra. Destro si è dimostrato ormai inadatto al gioco di Garcia, e se Sabatini dovesse riuscire a venderlo per 20 milioni, gli andrebbe dedicata l’ennesima statua. Iturbe ha incontrato enormi difficoltà finora, ma ha le possibilità per far meglio e sarebbe un peccato “distruggerlo” a inizio carriera. Detto questo, 5 punti di svantaggio possono essere tanti, ma nel calcio abbiamo visto rimonte assurde e ben più eclatanti di questa. La speranza è l’ultima a morire.