Incontro tra fischietti, allenatori e capitani. Dimenticati veleni e polemiche arbitrali

Incontro tra fischietti, allenatori e capitani. Dimenticati veleni e polemiche arbitrali

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CAyEpHtWoAAYVCT.jpg largeLASTAMPA.IT (M. DE SANTIS) – Fuori tutti polemici, dentro tutti amici. Potenza dell’appuntamento annuale tra arbitri, capitani, allenatori e dirigenti in un albergo a due passi dall’aeroporto romano di Fiumicino. Baci, abbracci, buffetti, pacche sulle spalle e argomenti spinosi lasciati volutamente da parte al momento del dunque, nonostante l’accusa di «campionato falsato» lanciata dal Napoli nella notte della vigilia.

Parecchi allenatori rimpiazzati dai vice, (come Benitez da Pecchia, Allegri da Landucci e Inzaghi da Tassotti), atmosfera così rilassata da far colloquiare cordialmente la delegazione romanista sia con l’arbitro Rocchi (quello dell’ultimo Juve-Roma della discordia) che con il designatore Messina, caffè, pasticcini, tanto fumo e pochissimo arrosto in poco più di un’ora e mezzo di colloquio a porte chiuse. Tavecchio, nel cappello introduttivo presidenziale, infila la sua personalissima benedizione alla salute del calcio italiano («Pensate se fossimo come l’Inghilterra, rimasta senza squadre nelle coppe europee»), le conferme che «l’arbitro è il mestiere più difficile del mondo, anche più del giudice» e «dell’indipendenza e della sovranità, post-Calciopoli, dell’Aia».

Nicchi, prima di proiettare un video didattico sui falli di mano, afferma che «la regola del fuorigioco crea un caos pazzesco». Scorrono le immagini e, alla visione di Fiorentina e Milan che giocano tranquille senza arbitro, la platea scoppia a ridere. Fine delle proiezioni, inizio del “question time” a disposizione degli ospiti: Mandorlini, tecnico del Verona, chiede più riunioni annuali con i direttori di gara, il difensore genoano Burdisso delucidazioni regolamentari a proposito dei blocchi sui calci d’angolo.

Risposte, discorsetto finale di Tavecchio, contenente la richiesta di regolamenti più semplici e l’assicurazione del mantenimento degli «arbitri di fondo» (meglio noti come assistenti o giudici di porta), applausi, saluti e tutti a casa. Si aprono le porte e il presidente federale, davanti a taccuini e microfoni, alza la voce: «Ma quale campionato falsato…». A qualche metro di distanza, invece, un anonimo partecipante mormora: «Prima e ultima volta che vengo».

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