IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) – A fare rumore sono le parole che non dice. Quegli sguardi che solo chi ha guardato per davvero la vita in faccia può permettersi. Per informazioni, chiedere a Riise che sabato sera, dopo il primo errore, si è “beccato” un’occhiata talmente brutta di Burdisso da non sbagliare più niente. E infatti, da quel momento, per il norvegese da parte del compagno ci sono state solo carezze. Dove finisce il Bandito arriva l’amico. La guida. Quello che in 95 minuti non smette un secondo di farsi sentire. Non è la prima volta che le urla di Burdisso si sentono in tutto lo stadio: è successo all’Olimpico, è successo in trasferta, in Italia come in Europa, coppa o campionato che sia. A Udine, fin dal primo minuto, è stato lui a guidare non solo la difesa, ma l’intera squadra: indicazioni a Doni sui rinvii, proprio a Riise sulle chiusure, a Rosi su come e quando restare corto, a Pizarro e gli altri quando il pareggio dell’Udinese sembrava aver tagliato le gambe a tutti. Non perfetto in occasione del gol di Di Natale, Burdisso appena il pallone ha gonfiato la rete si è prima messo in ginocchio sul campo battendo i pugni poi, sfogata la rabbia, si è rivolto a tutti i compagni: «Forza forza dai, c’è tempo. Ora la vinciamo», le sue parole. Profetiche, visto quello che poi è successo all’ultimo secondo. In quel momento, Burdisso si è perso nell’esultanza di tutta la squadra, salvo poi tornare negli spogliatoi stremato. Abbracciando ancora tutti i compagni, soprattutto quelli, come Loria, che giocano meno e che pure sono parte integrante della squadra. Lui sa bene cosa si prova: quando era all’Inter era uno dei punti fermi, ma il campo lo vedeva col binocolo. Quasi sempre dalla tribuna. Ecco perché l’importanza di uno dei pochi giocatori al mondo capaci di far ricredere Josè Mourinho (che non chiede scusa neanche a se stesso in genere) va al di là di qualsiasi aspetto tecnico. Per conferma, chiedere a Totti che con Burdisso ha avuto uno screzio a Cluj a dicembre e che, cinque minuto dopo, era già accanto a lui sul pullman. «Perché Nicolas è uno vero», disse Francesco davanti alle telecamere, chiudendo poi la vicenda con una battuta: «Io so’ romano, lui argentino. È una bella lotta…». Sangue caliente, quello del Bandito, le cui responsabilità in questa settimana aumenteranno sensibilmente, visto che con la squalifica di Juan e l’infortunio di Mexes sarà l’unico centrale di ruolo in una difesa che dovrebbe prevedere Cassetti al centro con Rosi spostato a destra. Una bella prova da superare, considerando che di fronte si troverà il connazionale Pastore, con cui ha condiviso l’avventura del mondiale sudafricano. «Un talento incredibile», le sue parole qualche mese fa, prima di sapere che, per uno strano destino di mercato, sarebbe stato proprio il Flaco il primo obiettivo della Roma che verrà.