MI RITORNI IN MENTE – Come spesso capita nei novanta anni della Roma, non è difficile trovare un personaggio che ha fatto la Storia di questo club, ma che certamente avrebbe potuto lasciare ancor di più il segno, soprattutto in termini di vittorie. Uno dei casi più eclatanti è quello di uno dei mister più controversi passati nella Capitale, Luciano Spalletti.
RIVOLUZIONE GIALLOROSSA. Il tecnico di Certaldo, dopo aver lasciato l’Udinese al quarto posto e con la qualificazione alla successiva Champions League, nell’estate del 2005 viene chiamato dal presidente Sensi per risollevare il disastro di Trigoria della stagione precedente, quando la Roma rischia seriamente di retrocedere in Serie B, con l’alternanza dei quattro allenatori che parte dalle dimissioni di Prandelli in estate, prosegue con Rudi Völler, la parentesi di una partita di Sella, le 30 gare di Del Neri e si chiude con Bruno Conti che salva miracolosamente la squadra. Nella sua prima stagione, Spalletti non parte benissimo, tanto che si parla anche di un possibile esonero. La svolta, però, arriva nella gara con la Sampdoria, a Marassi, dove per esigenze di infortuni il toscano piazza Totti al centro dell’attacco varando quello che da li in poi sarà senza discussione il suo modulo marchio di fabbrica, quel 4231 che tante soddisfazioni regalerà ai tifosi romanisti. Durante la stagione la Roma infila il record di 11 vittorie consecutive, chiudendo però il campionato al quinto posto. Le posizioni della classifica finale della Serie A vennero completamente stravolte dal caso “Calciopoli”, lo scandalo che coinvolse le maggiori società di calcio italiane, numerosi dirigenti federali e alcuni membri della classe arbitrale. Quindi, lo scudetto del 2006 venne assegnato all’Inter e la Roma si ritrovò in seconda posizione con la qualificazione alla Champions League.
Nella stagione successiva arriva la definitiva consacrazione, con la squadra che incanta in Italia e in Europa, eliminando il Lione, una delle candiate alla vittoria finale, negli ottavi di finale di Champions League e raggiunge, stavolta sul campo, il secondo posto alle spalle dell’Inter, battuta nella doppia finale di Coppa Italia, primo trofeo a Roma dopo la Supercoppa dell’agosto 2001. Totti realizza 26 gol in campionato e vince la Scarpa d’oro europea. Anche nella stagione 2007/2008, considerata una delle migliori della Storia del club, la Roma si conferma ai vertici del calcio italiano ed europeo, iniziando con la Supercoppa Italiana ad agosto e rivincendo la Coppa Italia nella prima finale unica della storia ed eliminando in Champions il Real Madrid agli ottavi, con un doppio 2-1 in casa e in trasferta. Si sfiorò anche la vittoria in campionato, concluso a tre punti di distanza dall’Inter.
Nel 2008/2009 chiude al sesto posto con diverse incomprensioni con la società e alcuni calciatori e il primo settembre del 2009 si dimette dopo aver perso le prime due gare di campionato.
DALLA RUSSIA CON AMORE (FORSE). Nel dicembre dello stesso anno, dopo 224 gare in giallorosso, approda allo Zenit San Pietroburgo, mettendo in bacheca 2 campionati russi, 1 coppa e 1 Supercoppa. Termina la sua esperienza nel marzo del 2014 e resta libero fino al gennaio 2016, quando James Pallotta decide di affidare a lui il dopo Garcia, esonerato al termine di una sequela infinita di pessimi risultati e brutte figure. Nella sua seconda esperienza nella Capitale Spalletti riporta subito la Roma dal quinto posto nel quale la trova al terzo, con una rimonta che per poco non corona anche il raggiungimento della seconda piazza.
Nel 2016/2017 ci sono tante aspettative intorno ai giallorossi, che in campionato non deludono, ma nelle Coppe sono un disastro. La deludente campagna europea inizia con l’eliminazione ai preliminari di Champions League contro il Porto, retrocedendo in Europa League ma uscendo agli ottavi di finale contro un Lione ampiamente alla portata e rimediando una cocente delusione nella doppia semifinale di Coppa Italia contro la Lazio. Tiene banco soprattutto il pessimo rapporto con Totti, gestito malissimo sotto il profilo umano dal toscano, che non sopporta il peso di dover essere lui a chiudere la corriera del miglior calciatore della storia romanista.
Dopo un tira e molla sul suo possibile rinnovo, con probabilmente alle spalle un accordo verbale solido, lascia nuovamente Trigoria sbandierando il suo tifo col megafono, mentre si apprestava a firmare con l’Inter un contratto figlio di promesse societarie sino adesso non mantenute. Domenica ci sarà il match di ritorno al Meazza, dopo che nell’andata Spalletti ha portato via i tre punti, in maniera piuttosto discussa, dal suo ex stadio, lasciato tra i fischi come un’inevitabile prosecuzione del 28 maggio scorso, quando nonostante il secondo posto si è manifestato tutto il dissapore che un grande allenatore, ma un uomo dalle mille sfaccettature, ha creato con chi davvero lo ha amato.