CGR REWIND (di Francesco Oddo Casano) – Dopo l’amara sconfitta col Tottenham, la Roma si rialza e serve il poker al Barcellona di Valverde nella splendida location dell’AT&T Stadium di Dallas. Come in occasione del match perso contro gli Spurs, il 4-2 rifilato ai blaugrana va preso con le debite proporzioni e beneficio d’inventario, considerando ad esempio che nel Barcellona mancavano quasi tutti i big (in primis Messi, Suarez e Coutinho) reduci dagli impegni al Mondiale e che il solo Rafinha guidava la formazione B dei blaugrana, capaci comunque di mettere in grandissima difficoltà la Roma nella prima parte del primo tempo.
In gol il brasiliano ex Inter (che recentemente ha espresso la volontà di tornare in nerazzurro) grazie ad una combinazione fulminea con Munir che elude pressing e movimento difensivo della linea giallorossa. La Roma sbanda, complice qualche errore in disimpegno dei tre centrocampisti De Rossi, Pellegrini e Strootman, bravi e più abituati a portare il pressing alto anche con i ritmi giusti, ma spesso messi in mezzo dal palleggio eccellente dell’undici blaugrana. Due 4-3-3, due schieramenti numericamente identici, ma totalmente opposti dal punto di vista della filosofia di gioco: quella spagnola fatta di costante possesso in orizzontale, quella giallorossa alla ricerca della maniacale verticalizzazione. I giallorossi, pur vedendo poco il pallone, crescono in termini di equilibrio e relativa pericolosità, trovando la rete del pari grazie ad El Shaarawy, abile ad incunearsi centralmente e a sfruttare un assist perfetto di Justin Kluivert.
RIMONTA NELLA RIPRESA, SCHICK SI RICONFERMA – Oltre alla conferma dell’ottimo Marcano in mezzo alla difesa e all’esordio positivo di Olsen – chiamato in due occasioni a sventare due belle conclusioni di Rafinha e Malcom – tra i migliori della Roma in questo match sicuramente Alessandro Florenzi: il numero 24 giallorosso (che rinnoverà a Boston il suo contratto alla presenza del Presidente Pallotta) è apparso in grande condizione fisica, tanto da convincere Di Francesco a tenerlo in campo per tutti i 90 minuti.
Nella ripresa annullato un gol per fuorigioco al Faraone, poi il Barça trova con un pizzico di fortuna la rete del 2-1, siglata ovviamente da Malcom (preso di mira da Manolas nel primo tempo come in parte promesso alla vigilia). Al 60′ i cambi, ottimi i subentri di Pastore, Cristante e Schick che alimentano la rimonta romanista, quando all’onor del vero, il Barcellona inserisce quasi tutti i ‘canterani’. A segno Florenzi, Cristante e dal dischetto Diego Perotti.
I due test americani, al di là del risultato, vanno analizzati e considerati per ciò che valgono. Certamente la Roma non è ancora al 100% fisicamente e fatica a mostrare lucidità in fase di possesso. Si è rivista – non con continuità – la ricerca del pressing e la capacità di compattarsi in fase difensiva per poi sfruttare l’immediata verticalizzazione. Manca ancora continuità nella ricerca offensivi di quegli schemi e di quei movimenti che Di Francesco predica quotidianamente nelle sedute d’allenamento.