IL ROMANISTA (F. PASTORE) – La coincidenza temporale di maggior rilievo l’ha forse vissuta a un passo dal nuovo millennio. Il trentesimo compleanno celebrato in campo con la maglia della Nazionale, l’8 settembre del 1999 contro la Danimarca a Napoli. Poco da festeggiare a fine gara (conclusa con la sconfitta azzurra per 3-2), ma quel giorno Di Francesco accoglie l’età che segna la piena maturità calcistica disputando l’ennesima partita di qualificazione a Euro 2000, torneo che poi gli sarà precluso da scelte diverse in fase di convocazione. La soddisfazione arriverà comunque – e con gli interessi – l’anno successivo, grazie allo scudetto vinto con la maglia della Roma. (…) Oggi che tocca i 49 anni, ancora una volta con una sosta per le nazionali di mezzo, è sempre concentratissimo sulla Roma. E probabilmente prosegue la sua ricerca di quell’anima di squadra smarrita, da ritrovare a ogni costo alla ripresa del campionato. A settembre i giallorossi devono necessariamente cambiare registro se non vogliono perdere ulteriore terreno dalla vetta della classifica; l’estate sta andando via con più dolori che gioie per il tecnico. Compresi quelli fisici, che lo hanno costretto a due piccoli interventi: il primo per la famosa sfuriata contro la panchina – durante il match con l’Atalanta – che gli è costata la vistosa fasciatura fra polso e mano sinistra; il secondo (affrontato ieri) agli occhi, motivo per il quale durante l’amichevole di Benevento indossava occhiali da sole. Eppure il primo episodio, per quanto lo abbia indotto a pubbliche scuse, è stato sintomo di vitalità e passione. (…) La società lo ha scelto nell’estate 2017 anche per le sue caratteristiche umane: abnegazione, serietà, onestà non sono doti facili da trovare (a dar retta ai maligni, è ancora più arduo rintracciarle nel mercato degli allenatori). Oltre naturalmente ad aver puntato su quelle capacità tattiche messe in mostra prima alla guida del Sassuolo dei miracoli, poi nella prima stagione in giallorosso, soprattutto in Europa. Al di là delle variazioni delle ultime settimane, il suo 4-3-3 (al quale tornerà presto) dà fiducia. La stessa che la dirigenza ripone in lui: nessuno lo ha mai messo in discussione nei momenti difficili, compreso quest’ultimo. (…) Ora si riparte, remando tutti nella stessa direzione. E di auguri sinceri ce n’è bisogno. A partire da quelli per il compleanno di chi la Roma deve rilanciarla.