FOCUS CGR – Tempo, fatturati, mercato, idee, trofei, progetti, continuità tecnica. Termini costantemente utilizzati nel particolare e variegato lessico calcistico, declinato ogni istante dai mezzi di informazione, dalle radio, al bar, con gli amici. Ma anche variabili, necessarie per comprendere in che direzione sta andando il calcio moderno e se, nell’ambito del predominio economico e tecnico di alcuni club appartenenti all’élite calcistica europea, possono essersi inseriti modelli virtuosi e vincenti.
TROFEI E SORPRESE – La prima variabile da considerare riguarda le vittorie, o meglio i trofei vinti, prendendo come termine temporale l’ultimo quinquennio 2013-2018 e analizzando nello specifico i 5 top campionati europei (Liga, Premier League, Bundesliga, Serie A e Ligue 1), la Champions League, l’Europa League e la Supercoppa Europea.
40 trofei complessivi così distribuiti: il Real Madrid è in testa con 8 vittorie (4 Champions, 1 Liga Spagnola, 3 Supercoppe Europee). Seguono appaiate Juventus (5 Scudetti), Bayern Monaco (5 Bundesliga), Barcellona (1 Champions, 1 Supercoppa, 3 Liga). Poi il Psg (4 Ligue 1). L’Atletico Madrid con 3 successi (1 Liga, 1 Europa League, 1 Supercoppa Europea) e il Siviglia di Monchi (3 Europa League). Chiudono City e Chelsea con 2 Premier a testa, United, Leicester e Monaco con 1 successo nei rispettivi campionati.
FATTURATI E MIRACOLI – Prendendo in considerazione tale elenco, balza subito agli occhi un elemento fondamentale: i fatturati definiscono il potere calcistico delle big, sostanzialmente chi ricava e spende di più ha maggiore continuità nelle vittorie. United, Real, Barcellona, Bayern, City, Psg, Chelsea, Juventus, Atletico Madrid – in questo ordine – sono le squadre che in Europa fatturano di più tra quelle che hanno sbaragliato la concorrenza nell’ultimo quinquennio. In partcolare, nella classifica stilata da Deloitte nel 2017, lo United è in testa con 676 milioni di euro, poi Real con 675, Barcellona 648, Bayern 587 milioni e via via le altre, con l’Atletico fermo a 272 Mln, che rappresenta già una piccola eccezione alla regola, considerata la disparità con le altre superpotenze. Ma guardando bene nella classifica delle vittorie, emerge una piccola-grande realtà che si è fatta spazio sfruttando l’intuizione metodica del suo direttore sportivo. Il Siviglia di Monchi. Secondo i dati dell’ultimo bilancio il club andaluso, a compimento degli oltre 10 anni di lavoro del ds attualmente a Trigoria, ha raggiunto il livello record per la storia sevillista di fatturato pari a 195 milioni, che senza plusvalenze da cessione di giocatori (56 milioni nell’annualità 2017), è un fatturato netto pari a 139 milioni. 1/5 più o meno della maggior parte delle big europee.
RANKING UEFA E RIVOLUZIONI – La Roma attualmente è 13esima nel Ranking grazie allo straordinario risultato maturato nella Champions della scorsa stagione. Il Siviglia è invece 6°, sopra realtà ben più importanti a livello tecnico ed economico come Psg, City, Chelsea, Dortmund, Arsenal e Liverpool. Il Siviglia raggiungerà mai il livello dello United? Quasi impossibile, complice una struttura societaria inferiore, un numero di tifosi nettamente inferiore e quindi un livello di brand sul piano commerciale quasi agli antipodi, ma la straordinaria efficacia del ‘modello Monchi‘ (uno dei personaggi maggiormente criticati a Roma in questo momento storico) ha permesso al piccolo club andaluso di diventare una realtà solida a livello finanziario e capace di vincere (9 trofei), stabilizzandosi nel novero dei club più importanti dell’ultimo decennio, nonostante una base di partenza ai limiti del fallimento economico e una generale dimensione calcistica neanche lontanamente paragonabile a quella dei Top club europei.
Ma il Siviglia ha fatto rivoluzioni? La risposta è ovviamente affermativa. “Cedendo i giocatori, ho vinto dei titoli” la sintesi della filosofia Monchiana,spesso e volentieri ribadita dal ds andaluso nel corso della scorsa estate. Sembra un ossimoro, ma la realtà del Siviglia racconta che invece questo modello può portare a dei successi. Monchi ha sempre cambiato volto alle sue squadre, trovando però – soprattutto negli ultimi sei-sette anni – una continuità tecnica in panchina. Prendendo in esame il triennio 2013-2016, nel corso del quale il club andaluso ha vinto 3 Europa League consecutive e confrontando le rose a disposizione di Emery, è facilmente evidenziabile il concetto di rivoluzione o forse di sostanziale ‘trasformismo tecnico‘.
Nel 2013-2014 la rosa del Siviglia era composta da 31 calciatori, di cui solo 16 sono rimasti nella stagione successiva 2014-2015, con 12 nuovi acquisti.
Nel 2015-2016 Monchi ha cambiato ancora: 11 nuovi acquisti, 13 calciatori riconfermati rispetto a due anni prima e 6 di quelli acquistati nella stagione precedente.
Il dato clamoroso e allo stesso tempo curioso, riguarda le formazioni titolari schierate da Emery nelle tre finali vinte contro Benfica, Dnipro e Liverpool, dove emergono addirittura 6 titolari nuovi su undici:
Siviglia-Benfica (4-2 d.c.r)
Beto, Coke, Pareja, Fazio, Moreno; Mbia, Carriço; Reyes, Rakitic, Vitolo, Bacca
Siviglia-Dnipro (3-2)
S.Rico, Vidal, Carriço, Kolodziejczak, Tremoulinas; Mbia, Krychowiak; Reyes, Banega, Vitolo, Bacca
Siviglia-Liverpool (3-1)
Soria, Mariano, Rami, Carriço, Escudero; Nzonzi, Krychowiak; Coke, Banega, Vitolo, Gameiro
Dunque di cosa ha bisogno Monchi? Di fiducia ma soprattutto di tempo. Un sistema del genere è improbabile che provochi immediatamente vittorie, ma – come lo stesso ds ha dichiarato di recente in un’intervista a Sports Illustrated – è decisamente rivolto al consolidamento e ad una graduale crescita di fatturato, investimenti e livello tecnico della rosa. Si tratta della strada più veloce per vincere? No, di quella più complessa, forse più articolata, ma se ti chiami Roma e parti da una base finanziaria e tecnica superiore a quella del Siviglia, forse non servirà un decennio come nel caso degli andalusi. Fiducia e tempo, due variabili che nella capitale si scontrano decisamente con l’esasperazione e l’assenze di trofei da un decennio, che generano insoddisfazione e voglia di travolgere tutto e tutti.