IL MESSAGGERO (M. ALLEGRI/S. MENAFRA) – Plenipotenziario e sindaco ombra, ha accennato qualcuno. E in effetti dall’informativa conclusiva dell’inchiesta sul sistema Parnasi, il manager Luca Lanzalone, manager di punta in Campidoglio, emerge come il punto di riferimento dell’intera amministrazione capitolina, e in particolare del sindaco Virginia Raggi. Tanto che in una conversazione gli sfugge una battuta, particolarmente significativa se letta oggi: «Virginia mi fai da segretaria, ma che onore!». Nel documento di 365 pagine, molti sono gli estratti del verbale di Luca Parnasi che ammette apertamente: «Pagavo la politica, legalmente e illegalmente» e che ha sempre sostenuto in particolare il Pd.
SERINI E LEMMETTI – E’ il 22 maggio 2017 quando Lanzalone invia alla sindaca il curriculum del commercialista che a Livorno l’ha indicato per risolvere il commissariamento dell’azienda dei rifiuti locale, Serini appunto: «Virginia, a mio avviso potrebbe essere il professionista idoneo ad assumere la gestione dell’Ipa», le scrive Lanzalone; e lei: «Vedo subito, intanto ti chiederei un paio di date anche per incontrare i sindaci di Anguillara e di Civitavecchia»; «Caspita: praticamente mi fai da segretaria, che onore!!!». Come hanno ricostruito i carabinieri del Nucleo investigativo, tre giorni dopo, il 25 maggio, la nomina di Serini, con un salario di 102mila euro, è cosa fatta, rinnovata anche a maggio del 2018. Il commissario provvederà a ricambiare il favore con una serie di incarichi allo studio di Lanzalone. Che, nel frattempo, in comune ha un peso sempre maggiore. Se è grazie ai «livornesi» che arriva a Roma, ci mette poco ad avere più peso persino dell’assessore al bilancio, Gianni Lemmetti, pure lui arrivato dalla Toscana. Col socio di studio, si lamenta di una battuta che gli ha fatto l’assessore: «Mi ha detto ah, ma allora sali al governo, io mi aspetterei che chiamassero anche me». E quindi, a proposito del rischio fallimento di Atac: «L’altro giorno ha detto una roba Lemmetti fuori dal mondo…in amministrazione straordinaria. fai nominare me ministro, così nomino io il commissario e Alfonso gli ha detto le deleghe a Virginia».
IL GOVERNO – Dalle chat che Lanzalone ha col suo socio di studio, sembra molto interessato a quel che accade nel governo giamaica. Il 31 maggio si sfoga in chat parlando di Di Maio: «Ancora insiste col governo Conte, rinuncia pure a due ministeri, praticamente un governo leghista appoggiato dai cinquestelle, ormai gli è venuta la governite…». I due ricevono le richieste ancora di Serini, che vuole inserirsi nelle aziende a partecipazione statale, e ancora una volta l’avvocato è nel posto giusto, vicinissimo anche a palazzo Chigi: «A me mi avevano messo sulla partita nomine – si sfoga Lanzalone – poi hanno deciso di sospendere tutto per concentrarsi solo sul governo, se non fanno ripartire quel tavolo non posso fare nulla, bisognerebbe sentire Alfonso (probabilmente Bonafede, ndr.)». E ancora: «Per altro con la Castelli (probabilmente il sottosegretario, ndr.) avevamo cominciato a fare un bel lavoro, analitico, anche con alcuni funzionari del Mef che le avevo presentato, preposti alle istruttorie sulle nomine».
I PAGAMENTI ALL’AVVOCATO – Ad essersi accorto delle potenzialità dell’avvocato di Bogliasco è ovviamente l’imprenditore Luca Parnasi, ora accusato di essere a capo di un’associazione a delinquere finalizzata a piegare le resistenze di Comune e Regione nel progetto stadio e in altri piani per il futuro. Lo conosce in una riunione tecnica sullo stadio, a gennaio 2017, e non lo molla più, remunerandolo con consulenze vere o promesse: «Per noi era un riferimento – racconterà a verbale – aveva un ruolo nella vicenda stadio e ed era, a mio giudizio, un buon canale di contatto con il movimento Cinquestelle, per la sua capacità di incidere sulle loro determinazioni». Per questo motivo, il contatto con lui e i suoi collaboratori sarebbe stato costante: «Gli ho presentato persone importanti come Luigi Abete e i dirigenti di banca Carige».
IO E MIO PADRE SEMPRE COL PD –
Sui pagamenti alla politica, Parnasi è particolarmente esplicito: «Non facevo mistero con nessuno dei miei collaboratori della scelta di finanziare sia in maniera lecita che illecita diversi partiti». Alcuni di loro avevano la possibilità di accedere al portafogli aziendale per finanziare operazioni politiche apparentemente utili. Ma per i capitoli delicati a decidere è lo stesso Parnasi: «I rapporti più importanti, specie in tema di finanziamento alla politica a livello più alto, tipo Eyu (fondazione giovanile in area Pd ndr), li ho sempre curati io in prima persona». Il partito di riferimento è il Pd, e in particolare l’ex assessore regionale Michele Civita: «Ho già detto e ribadisco che la mia azienda, e anche quella di mio padre, sostiene da sempre il Pd. Io però non ho mai versato soldi personalmente a Civita».