Roma, l’inquietante filosofia di Trigoria: ‘Panta Rei’, tutto scorre direzione anonimato

Roma, l’inquietante filosofia di Trigoria: ‘Panta Rei’, tutto scorre direzione anonimato

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FOCUS CGRUn incubo senza fine. La Roma, dopo circa 12 ore di riflessioni e furenti telefonate sulla triangolazione Boston-Città del Capo-Roma, è rimasta a Trigoria in ritiro a tempo determinato o indeterminato, della serie ‘lo scopriremo solo vivendo’. Nel frattempo la piazza in tumulto, si agita sui social, nelle radio e probabilmente in ogni angolo della città, chiedendo la testa di tutti. Dal Presidente all’ultimo degli inservienti del Fulvio Bernardini, non si salva nessuno. E’ il 10 dicembre (non il 10 maggio) e al peggio sembra non esserci veramente fine, considerando che bisognerà vivere, nolenti o volenti, altri 5 mesi abbondanti di ‘calcio’.

FLUIDO IMMOBILISMO – Dal laconico ma pesante commento di James Pallotta (ennesimo della stagione in corso) – “Una disgrazia” – raccolto in esclusiva dalla nostra redazione sabato sera – a pochi minuti fa, di fatto, nella Roma però non è cambiato nulla. Prevale la regola del ‘panta rei‘ di Eraclitea memoria. Tutto scorre, senza nulla che faccia da frangiflutti, che interrompa o quanto meno devii il flusso di errori, pochezza, mediocrità, assuefazione al nulla. Eusebio Di Francesco non è in discussione, almeno pubblicamente. Il blocco dirigenziale di Trigoria ha fatto nuovamente quadrato intorno ad un tecnico che in preda a dichiarazioni farneticanti, dopo Cagliari è apparso ai presenti distrutto, amareggiato e sostanzialmente incapace di trovare spiegazioni realistiche sull’ennesimo crollo strutturale della sua squadra, intimidita dalla Sardegna Arena (non il Maracanà): “Non parlo di tattica, siamo fragili mentalmente. Sul 2-0 non abbiamo chiuso la partita (???) e varie ed eventuali. La verità probabilmente è un’altra. Nessuno fa niente, perchè nessuno sa realmente come uscirne. Semplice, diretto, ma purtroppo abbastanza verosimile. La Roma non cambia il tecnico, nonostante forse non ne sia mai stata realmente convinta già da metà dello scorso anno, perchè le alternative a disposizione non rispecchiano quel profilo in grado di ribaltare una squadra senz’anima. Da Boston – mentre si continua a sognare Antonio Conte con il quale più di qualche contatto c’è stato già nelle scorse settimane  – si continua a rilasciare commenti sferzanti senza però mai prendere reali iniziative. Immobile il presidente, immobili i dirigenti, pietrificati i calciatori che vivono le loro giornate nella tranquillità più totale, risiedendo attualmente in ritiro (indetto a 24 ore dalla partenza per Plzen dove di fatto sarebbero dovuti andare comunque in ritiro) e potendo abbracciare addirittura le proprie famiglie dopo qualche ora (non settimane, non mesi) dall’annuncio della chiusura dei cancelli di Trigoria. Uno scenario grottesco, dal quale emerge la pochezza gestionale e l’incapacità di trovare soluzioni adeguate che consentano, quanto meno, di chiudere con dignità, una stagione che appare decisamente compromessa. Insomma la richiamata filosofia del ‘panta rei’, tutto scorre in attesa che il fato riservi chissà quale tipo di inversione di marcia. Incuranti però a Trigoria, che la misura all’esterno sembra ormai colma da un bel pezzo e il rischio più grave è che dall’improperio, sacrosanto dopo l’ennesima sciagurata vergogna stagionale, si passi all’indifferenza, tomba emotiva di qualsiasi squadra.

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