Se la prima fase della stagione è stata complessivamente al di sotto delle aspettative, la partita di domenica contro il Milan ha fornito alcuni segnali positivi che non vanno trascurati. Innanzitutto che la sberla di Firenze è stata metabolizzata in fretta e la squadra pare seguire l’allenatore. Non a caso Di Francesco ha ritirato fuori dal cilindro il prediletto 4-3-3, cioè il sistema di gioco con cui ha costruito la propria fortuna in panchina. Non basta. Oltre al fatto che la condizione fisica sembra in miglioramento (la squadra ha cercato la vittoria fino alla fine), c’è da dire che alcuni «oggetti misteriosi» della rosa – parliamo innanzitutto di Karsdorp e Schick – paiono finalmente pronti per prendersi quelle responsabilità che finora non sono stati in grado di sopportare. Come scrive la Gazzetta dello Sport, la fase difensiva appare ancora fragile. Non è un caso, in fondo, che la Roma in campionato abbia subito ben 13 gol in più rispetto alla passata stagione. Tutto questo, quando l’attacco in campionato deve ancora convincere, visto che Dzeko è fermo a 4 gol, Schick a 2, Kluivert a 1 e il solo El Shaarawy si difende grazie alle sue 7 reti. A questo c’è da aggiungere che il fiore all’occhiello del mercato, Javier Pastore, sembra essere ancora un corpo estraneo rispetto al gioco. Sarebbe facile parlare di Zaniolo, che è la vera sorpresa non solo della Roma, ma forse dell’intera Serie A. Però per il lungo sprint potrebbe essere ancora più decisivo Daniele De Rossi, tornato domenica titolare dopo tre mesi di stop per infortunio. Il capitano è fondamentale per un doppio ordine di ragioni: tatticamente è l’unico vero regista in grado di dare copertura, gestire palla e verticalizzare in velocità; inoltre è l’unico che può fare da collante con quella parte di tifo attraversata dalla contestazione.