REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) – Il dossier campionato ora è nelle mani di Giuseppe Conte: il premier ascolterà certo Speranza, Spadafora e Cts, poi prenderà una decisione. Per la Fase 3 una decisione sarà presa solo la prossima settimana, oppure subito dopo il 18 maggio. Ora siamo alla Fase 1 (allenamenti individuali), dal 18 si passa alla Fase 2 (allenamenti collettivi), poi bisognerà vedere la curva dei contagi, anche fra i calciatori, per dare il via alla Fase 3 dal weekend del 13-14 giugno. L’Uefa ha raccomandato alle 55 Federazioni nazionali di fare sapere a Nyon entro il 25 maggio cosa vogliono fare, se continuare (probabilmente si potrà andare oltre il 2 agosto, Ceferin ormai è disposto a tutto…) e con quale format oppure se chiudere qui come hanno già fatto Olanda, Francia e Belgio.
L’Italia aspetta: d’altronde, il protocollo per la ripartenza non c’è ancora, e lì sarà il periodo più duro con spostamenti continui, 124 partite da giocare, di cui molte in campo neutro al Centro Sud. Ci vogliono 13 date, un impegno massacrante, tre gare alla settimana di sera in piena estate. E sempre con l’incognita: in Germania, due calciatori positivi alla Dynamo Dresda, tutti in isolamento e due partite rinviate. Capitasse in Italia, sarebbe un problema enorme, con il rischio di non trovare le date per recuperare. Insomma, sul campionato c’è ancora un grosso punto interrogativo: alcuni membri del Cts, soprattutto quelli che vivono al Nord, più martoriato del Centro Sud, sono contrari. Massimo Cellino è guarito e ora torna da Cagliari a Brescia. “Ho cambiato idea, mi adeguo alla maggioranza-ci ha detto il presidente-Bisogna tentare di riprendere il campionato altrimenti qui falliscono tutti. Certo, in Lombardia è ancora complicato fare i test medici ma se si gioca io resto al Rigamonti, nessun campo neutro”.
La prossima settimana, comunque, sarà piena zeppa di appuntamenti. Decisivi. Domani, lunedì, consiglio dei ministri. Nel pomeriggio, ore 18, convegno, ovviamente in call conference, sul tema, “Sport, ripartiamo dalla base”. Organizza il Pd, modera l’onorevole Patrizia Prestipino, responsabile sport del partito di Zingaretti. Partecipano: Malagò, Pancalli, Lotti, Abodi, Cozzoli, Rossi. Non esiste solo il calcio, ci sono tantissime discipline che non vedono l’ora di tornare alla luce. Mercoledì Spadafora va a Camera e Senato, sempre mercoledì assemblea Lega di serie A, giovedì Giunta Coni straordinaria con Spadafora, Pancalli e Casasco: lì forse ci sarà la parola sulla ripresa della serie A a giugno.
Ma in realtà, al di là dei comunicati di facciata dove tutti esprimono l’intenzione di rigiocare, molti presidenti, anche importanti, stanno facendo pressioni forti nei confronti del governo per chiedere tutto qui (e incassare i 220 milioni delle tv). I presidenti non vogliono rischiare di spendere soldi con gli allenamenti e poi al primo intoppo stop, si ferma il campionato. Poi, la settimana successiva, il 18 o 19 maggio, il consiglio federale della Figc che Gravina ha saggiamente rinviato in attesa delle decisioni del governo. Dopo la serie C, anche la Lega Dilettanti, migliaia di squadre in ogni angolo di Italia, sarà costretta ad arrendersi. Ma il suo presidente, il deputato (di Forza Italia) Cosimo Sibilia si muove nell’ottica del sistema, aspettando la decisione del governo e senza fughe in avanti. In consiglio andrà sciolto anche il nodo della Lega di C: ok alle tre promozioni (Monza, Vicenza e Reggina) per il resto c’è forte attrito, e la Lega Dilettanti è contraria al blocco delle retrocessioni, Gravina ha ricordato di recente a Ghirelli che certe decisioni si prendono solo in consiglio federale (ma Ghirelli conosce le norme) e Reggiana e Bari minacciano cause. E’ arrivato il momento di fare chiarezza. Gravina la farà. Lui è sempre stato, e non ha certo cambiato idea, per la ripartenza del calcio professionistico, dalla A alla C.