Rosella Sensi ricorda la finale di Coppa Italia vinta dalla Roma contro l’Inter 12 anni fa: era il 24 maggio 2008, l’ultimo trofeo conquistato dal club giallorosso. L’ex presidente rivive i ricordi di quella giornata in un’intervista all’edizione romana del Corriere della Sera. «Mentre parliamo mi vengono i brividi. Non solo per i ricordi, ma per la fortuna di averli vissuti quei momenti: da tifosa, pur ricoprendo un ruolo importante ».
Fu una serata magica.
«La prima Coppa Italia giocata in gara unica all’Olimpico, contro l’Inter che in quegli anni era la nostra antagonista principale. Dopo la partita portai il trofeo a papà, che era rimasto a casa. Fu speciale trovare i tifosi lì sotto, che esultavano e gioivano. Lui era emozionato mentre cantavamo l’inno della Roma».
Se le avessero detto che la Roma non avrebbe più vinto per tutto questo tempo?
«Non ci avrei creduto, ero sicura che avremmo gioito di nuovo. Sotto la mia presidenza potevamo vincere ancora, diciamo che mancano un paio di scudetti. Quello del 2010 con in panchina Ranieri, grande allenatore e grande romanista, è ancora oggi un gran dolore, lo avremmo meritato. Pur senza grandi risorse economiche, siamo sempre stati lì, lottando a testa alta ».
Molti calciatori di quei tempi, parlano della Roma dei Sensi come di una grande famiglia.
«Preferisco parlare di senso di appartenenza. Eravamo una cosa sola, vivevamo tutti lo stesso sentimento e la stessa emozione. Se poi lo vogliamo tradurre in famiglia va bene, ma era il senso di appartenenza che ci univa. C’erano delle grandi professionalità che lavoravano per il bene della Roma. È stato un momento speciale, credo che i tifosi lo abbiano capito».
Immaginava che un giorno Francesco Totti sarebbe stato fuori dalla Roma?
«Lo scorso anno, quando ha dato l’addio alla società, è stato davvero triste. L’ho incontrato e ho visto che non stava bene, è doloroso andare via da un amore grande come la Roma. Per uno come lui rimanere fuori da Trigoria è brutto, perché quella è casa dei tifosi. Ora però lo vedo meglio, mi diverte seguirlo sui social: è un timido che sa essere espansivo”»
Cosa augura a Daniele De Rossi?
«Di diventare, un giorno, l’allenatore della Roma. È il suo destino e ha le qualità per farlo. La sua romanità può essere solo un valore aggiunto».
Ci parli di Luciano Spalletti.
«La sua era una Roma divertente, e che si divertiva. La cavalcata delle undici vittorie consecutive fu indimenticabile».
Della dirigenza attuale invece che cosa pensa?
«Non voglio parlarne, preferisco i bei ricordi del passato… ».