Amedeo Mangone, ex difensore della Roma Campione d’Italia, ha ricordato le sue personali emozioni ai microfoni di Centro Suono Sport: “Una giornata indimenticabile, una vittoria trionfale, quel successo fu il frutto di un grandissimo lavoro. Un’esperienza per me straordinaria, giocai di meno quell’anno rispetto all’anno precedente quando arrivai dal Bologna, perchè furono presi Samuel, Zebina, c’erano Zago e Aldair, Capello fece un grande lavoro nella gestione di tutto il gruppo. Di quel 17 giugno ricordo l’avvicinamento allo stadio, il pullman scortato dai migliaia di tifosi. Ricordo il momento dell’invasione, causato da un triplice fischio finto, tantissimi tifosi invasero il campo, tanti calciatori denudati, compreso Buffon, per fortuna Braschi capì la situazione, vincevamo 3-1, la gara era cristallizzata, fu un’atmosfera surreale negli ultimi minuti, fortunatamente si concluse tutto bene. Ricordo che alla fine rientrammo negli spogliatoi in mutande, nessuno mantenne la maglia di quel giorno storico.”
“Durante l’anno ci rendemmo conto di poter vincere il titolo – prosegue l’ex centrale giallorosso – in due gare fondamentali: la rimonta di Torino contro la Juve, perdevamo 2-0 e la sconfitta avrebbe dimezzato il nostro vantaggio che era di sei punti, negli spogliatoi festeggiammo come una vittoria. Ricordo a Napoli il pareggio finale, ci mise sull’attenti, perchè forse quel giorno eravamo decisamente convinti di vincere con una giornata d’anticipo. Forse un pizzico di presunzione che pagammo col pari finale e quindi vivemmo la settimana di avvicinamento all’ultima con grandissima attenzione. Certamente il fatto che la Lazio avesse vinto lo Scudetto l’anno prima e la contestazione di inizio stagione a Trigoria, ci ha infuso una spinta emotiva in più. Quel giorno dentro lo spogliatoio ci siamo ripromessi di alzare il livello e di reagire, per provare a vincere subito. Furono fondamentali poi il presidente Sensi, il direttore Lucchesi e mister Capello nel tenere le redini dello spogliatoio. Ricordo che il presidente non mancava mai: ogni settimana veniva a trovarci, anche nei momenti di difficoltà, ci faceva sentire sereni e tranquilli. Credo che la presenza della proprietà sia fondamentale, in Italia non siamo ancora pronti alla cultura inglese o comunque a ciò che accade in altri campionati. La mancanza di una guida nella Roma di oggi si fa sentire. L’organico era di primo livello, avremmo potuto vincere anche l’UEFA quell’anno, a Liverpool tra sfortuna e errori arbitrali, non siamo riusciti a proseguire l’avventura europea”