Corriere dello Sport (C. Beneforti – A. Ramazzotti) – Una cosa è certa: dopo il riscatto dell’intero cartellino di Emiliano Viviano (nato da un errore nella compilazione della busta da parte del segretario del Bologna, Stefano Pedrelli), l’Inter avrà la fila di club che chiederanno il portiere della Nazionale, ma non è detto che, a dispetto della volontà del ragazzo di andare a giocare (è comunque l’ipotesi di gran lunga più probabile), l’operazione si concretizzi nell’arco di poche settimane. Perché di soldi ne circolano pochi e il club di corso Vittorio Emanuele non vuole svendere (o prestare alla prima società che lo chiede) quello che, dopo l’apertura delle buste, considera un suo patrimonio. Insomma, una soluzione sarà presa con calma. Dove può finire l’ex numero uno del Bologna? La Roma resta la destinazione più affascinante, ma non l’unica tra i confini nazionali. La Lazio aveva fatto un sondaggio prima di virare su Marchetti, ma il Genoa, che però si tiene stretto Eduardo, può essere un’idea.
Attenti però al Bologna, che intende chiedere all’Inter di rinegoziare tutta l’operazione, riportando la vicenda a prima delle buste: quindi, i rossoblù ricomprerebbero il giocatore alla cifra indicata nella busta (4.720.000 euro) pagando una penale aggiuntiva. Soluzione che, se andasse in porto, favorirebbe il rientro in gioco della Roma, che stava trattando con il Bologna.
FUORI DALL’ITALIA – Occhio poi alla pista estera: l’Arsenal e l’Atletico Madrid. Wenger tra i pali ha abbondanza, ma non un titolare affidabile. Sta cercando di vendere Almunia e, siccome non è convinto di promuovere il polacco Szczesny, sonda il mercato. Lloris del Lione e Reina del Liverpool costano una fortuna, Viviano no. Ecco perché una telefonata informativa sul portiere azzurro il francese l’ha già fatta. Risposta: servono almeno 9-10 milioni. A meno che Emiliano non sia considerato un acconto nella trattativa per Nasri… E l’Atletico? Ha venduto De Gea ed è alla ricerca di un estremo difensore. Viviano piace.
UN DIRIGENTE IN CRISI – Stefano Pedrelli è un uomo di 44 anni a cui venerdì sera è come se fosse caduto il mondo addosso.«Da quandofaccio questo mestiere, e ormai sono anni e anni, ho compilato centinaia e centinaia di buste, ora è successo quello che non avrebbe mai dovuto succedere con la busta di Viviano ». Poteva essere un giorno di festa per il Bologna, sarebbe stato un giorno di festa senza quel suo maledetto errore che forse gli costerà anche il posto di lavoro.«Siamo arrivati alle 18,50 con 5 buste ancora da scrivere, quelle di Coda, Mitrovic, Meggiorini, Ekdal e Viviano(domande: come è potuto accadere? Perché il Bologna è arrivato tanto lungo? Certo, l’errore è soprattutto di uno, è di Pedrelli, ma non è che anche l’intera struttura relativa al mercato abbia qualche responsabilità?).Il meccanismo per la compilazione della busta l’ho fatto giusto, ma poi è successo che per fare i conteggi ho fatto lo stesso procedimento che avevo fatto per Meggiorini ed Ekdal e qua è cascato l’asino. E’ incredibile, è assurdo quello che è accaduto, vorrei andare a sbattere la testa contro il muro dalla rabbia, non ci sta, sono mortificato».
PRESENTO LE DIMISSIONI – Il Bologna non è solo per lui la società nella quale lavora, è anche la squadra per la quale fa il tifo da sempre. Pedrelli è entrato nel Bologna nel ‘91, si è allontanato dal Bologna dal 2001 al 2005, poi vi è rientrato e da qualche mese è diventato prima direttore generale e poi responsabile dell’area sportiva.«Sì, mentre tornavo a Bologna mi ha assalito un dubbio, ho temuto di aver sbagliato a scrivere la busta e l’ho detto al presidente Guaraldi. Sono andato a controllare e mi si è gelato il sangue, perché quello che era un mio timore è diventato realtà. Cosa mi aspetto ora? Non mi aspetto niente. Fin da ieri sera(venerdì, ndr)ho dato la mia massima disponibilità per quanto riguarda le dimissioni, ho detto al presidente che avrei lavorato fino al 30 giugno e poi mi sarei licenziato, ma per il momento mi è stato risposto di no. Comunque è sicuro che a mente fredda le riproporrò». Ieri Pedrelli è partito alle 6 del mattino in macchina per raggiungere Mesagne, nel brindisino, dovendo presenziare al matrimonio di Morleo.«Mi ritroverò Viviano davanti per tutto il giorno, è un amico ma da ieri sera (venerdì, ndr) per me è diventato un incubo».