NEWS CGR (di Francesco Oddo Casano) – Obiettivo rilancio. Nel destino della Roma c’è da oltre un anno il cambio di proprietà. L’esperienza del consorzio americano guidato da James Pallotta è giunta al capolinea, i rubinetti degli investimenti ormai sono stati sigillati da quasi un biennio. Tante le voci, altrettante le indiscrezioni, nuovi potenziali acquirenti interessati, i conti della holding romanista, che a distanza di migliaia di km sono visionati su suggerimento di Goldman Sachs, regista neanche troppo occulto del passaggio di mano. Sullo sfondo, o forse meglio dire, sulla riva del fiume, in attesa dell’accelerata decisiva, c’è un solo acquirente, sempre più fiducioso, di arrivare alla meta sfiorata mesi fa: Dan Friedkin. Ma le sorprese sono sempre dietro l’angolo, soprattutto se a trattare è James Pallotta.
RILANCIO FRIEDKIN E TENTATIVO KUWAIT – Il magnate texano non ha mai abbandonato il tavolo da poker con fiches a tinte giallorosse. A marzo nella nella sede della Raptor a NY, mentre Pallotta firmava i contratti preliminari, i rappresentanti di Mr. Toyota venivano avvertiti dall’Italia che la bomba del Covid 19 stava per esplodere e la Serie A sarebbe stata probabilmente interrotta. Pensieri che produssero un inevitabile dietrofront, della serie: “se oggi compro a 700 e tra un mese la Roma vale molto meno, causa pandemia?” Domande legittime, che portarono nel giro di 48 ore ad uno stop non pronosticabile dopo mesi di incontri, trattative e accordi verbali raggiunti, con tanto di comunicati a quel punto, inevitabilmente, messi in ghiaccio. L’irrigidimento di Pallotta nei confronti dell’imprenditore di Houston fu percepibile già nelle settimane successive (quando rispose ai nostri microfoni sibillino Ask Dan and his guys, a domanda precisa su cosa fosse accaduto a New York). Negli ultimi mesi però lo scenario societario e i conti del club hanno prodotto una ulteriore perdita d’esercizio da far tremare i polsi: oltre 130 milioni di passività che aggiunti alla mancata qualificazione alla prossima Champions (salvo miracoli nella campagna europea che inizierà la prossima settimana) hanno posto il consorzio proprietario del club, di fronte ad una scelta non più rimandabile. Sono ore di attente riflessioni a Boston per Pallotta: da una parte i soci americani che hanno da tempo comunicato la volontà di non completare l’aumento di capitale, obbligatorio per la salvaguardia del club; dall’altra i dirigenti autoctoni che spingono affinché venga versata la necessaria liquidità per programmare la prossima stagione.
Il presidente, più per una questione di orgoglio che per una reale perdita economica, non vorrebbe cedere a Friedkin ma sa di non avere grandi alternative, tranne una che in queste ore si sta manifestando con un interesse decisamente concreto: un fondo d’investimento del Kuwait, suggerito da Franco Baldini, che a quanto ci risulta, ha iniziato la verifica dei documenti del club in ‘data-room’. Nel frattempo i legali che seguono da vicino il deal, sono stati nuovamente allertati sulla possibilità di poter definire l’accordo preliminare entro una trentina di giorni (qualcuno sussurra tra il 12 e il 15 del mese prossimo) con Friedkin, a fronte della necessità che lo stesso formalizzi e ritocchi leggermente verso l’alto l’offerta definitiva, toccando quota 510-520 milioni. La partita è dunque aperta, con possibili colpi di scena fino alle firme, ma l’orizzonte è chiaro: la Roma volterà pagina molto presto…