La caccia alla nuova location per realizzare lo stadio di proprietà va avanti, certo. Ma il lavoro della Roma dei Friedkin sul Flaminio, prima sottotraccia e poi sempre più evidente, non è un segnale isolato. Come non sono casuali i contatti già avuti con l’archistar Renzo Piano, entusiasta di partecipare al progetto. Insomma, la nuova proprietà del club giallorosso sta cambiando decisamente strategia. Ora la dirigenza punta a conquistare i tifosi romani. Così si spiega il cambio di opinione su Tor di Valle, fino a pochi giorni fa unica opzione sul tavolo. E l’idea di far rivivere il Flaminio piace sempre di più. Questione di costi, ma anche di cuore. Se ne è parlato anche ieri sera, nel corso di una lunga call tra Roma e Stati Uniti; il trasloco al Flaminio rinsalderebbe una volta di più il rapporto tra la squadra e i tifosi. In tal senso la scelta dei Friedkin di indossare la mascherina con il vecchio stemma della Roma. Perché il calcio è anche una questione identitaria.
Come riporta la Repubbblica, per questo i Friedkin vogliono studiare tutti i suoi dettagli l’operazione Flaminio. Le primissime stime ipotizzano un investimento da 350 milioni per uno stadio da non più di 45 mila posti. Le parti si sono incontrate già a Genova, ma presto di vedranno nella Capitale. Nelle idee del maestro, la struttura di Nervi non andrebbe stravolta. Al massimo accompagnata, per un intervento coerente con la storia e le dimensioni dello stadio e con il vicino Parco della Musica.