Questa volta Fonseca, oltre agli avversari sul campo, deve battere anche il destino. L’inquietante legame tra la Roma e le competizioni europee di seconda fascia (si fa per dire) ormai da trent’anni assomiglia quasi a una maledizione: rispetto alla storia dei giallorossi in Champions League – tre anni fa hanno sfiorato una finale con Di Francesco in panchina – il percorso in Coppa Uefa ed Europa League si è sempre interrotto troppo presto, spesso con eliminazioni assurde rimaste impresse nella memoria dei romanisti.
Come scrive il Tempo, dopo la finale di Uefa persa contro l’Inter nel ’91, la Roma non è mai riuscita ad andare oltre i quarti di finale. Un taboo che si è ripetuto inesorabilmente con le modalità più disparate: oltre al trauma dell’eliminazione ai supplementari contro lo Slavia Praga nella stagione 95/96, il cammino giallorosso si è interrotto ai quarti di finale anche nelle edizioni 92/93 e 98/99 per mano di Borussia Dortumund e Atletico Madrid. Nel 96/97 l’avventura europea della squadra all’epoca allenata da Bianchi è finita addirittura ai sedicesimi di finale nel doppio confronto con i tedeschi del Karlsruhe mentre, nelle quattro partecipazioni ottenute tra la stagione 99/00 e quella 05/06 la Roma si è sempre fermata agli ottavi uscendo sconfitta delle sfide con Leeds, Liverpool, Villarreal e Middlesbrough.
Il bilancio è addirittura peggiore se si prende in esame il rendimento in Europa League, che nel 2009 ha sostituito la Coppa Uefa. Con il nuovo format del torneo infatti non ci si è mai spinti oltre gli ottavi di finale: il primo scivolone è arrivato nel 09/10 (in panchina c’era Claudio Ranieri) con la doppia sconfitta ai sedicesimi di finale contro il Panathinaikos. Non è andata meglio a Luis Enrique, che nel suo unico anno nella Capitale ha soltanto intravisto l’Europa League dopo essere stato eliminato ai preliminari dallo Slovan Bratislava. Nel 2015 invece Rudi Garcia – dopo essere arrivato terzo nel girone di Champions – non riuscì a superare la Fiorentina agli ottavi. Epilogo identico a quello ottenuto con Spalletti, fatto fuori dal Lione durante il suo ultimo anno a Trigoria.
Il cerchio si chiude con la Roma di Fonseca, eliminata (sempre agli ottavi) dal Siviglia lo scorso 6 agosto. Giovedì contro lo Shakhtar sarà ancora lui a guidare Pellegrini e compagni dalla panchina e chissà se prima dell’inizio del match il tecnico non si lasci andare a qualche piccola scaramanzia. In fondo, oltre a doversi confrontare con il suo passato, il portoghese ha un compito più importante da portare a termini: spezzare la maledizione.