Puntata de “La Tribù giallorossa” dedicata a Francesco “Ciccio” Graziani attaccante della Roma dal 1983 al 1986. Nativo di Subiaco e cresciuto calcisticamente a Roma nella squadra del Bettini Quadraro, Graziani esordisce in Serie A nel Torino nella stagione 73/74 dopo una piccola esperienza ad Arezzo. Con la società granata Graziani diventa un grande bomber e al fianco di Felice Pulici forma la coppia che poi passerà alla storia come “I gemelli del gol”. A Torino Graziani vince lo scudetto nell’anno 1975/76 e l’anno seguente vince la classifica cannonieri ma ai granata non riesce l’impresa dell’anno precedente, terminano infatti secondi in classifica ad un solo punto dai cugini della Juventus. Nel 1981 passa alla Fiorentina dove raccoglie un altro secondo posto sempre alle spalle della Juventus. Nel 1982 raggiunge il punto più alto della sua carriera facendo parte della spedizione azzurra al Campionato del Mondo di Spagna ’82 (seconda partecipazione dopo Argentina ’78) e contribuendo alla vittoria finale con il gol al Camerun che risulterà poi decisivo per il passaggio al secondo turno per la differenza reti. Nel 1983 approda alla Roma, laureatasi campione d’Italia l’anno precedente, e raggiunge la finale della Coppa dei Campioni persa ai rigori contro il Liverpool, sbagliando uno dei calci di rigore. In maglia giallorossa vince due Coppa Italia nella stagione 83/84 e 85/86 prima di passare all’Udinese e terminare poi la sua carriera da calciatore nelle fila della squadra australiana dell’APIA Leichardt. Nella sua esperienza con la maglia giallorossa colleziona 57 presenze con 12 reti. Anche dopo la fine della sua carriera da calciatore non negherà mai l’attaccamento ai colori giallorossi, squadra di cui tuttora è tifoso. Raggiunto in esclusiva da Romagiallorossa, Ciccio Graziani ha parlato del suo passato alla Roma e anche del futuro della squadra:
Come ricorda i suoi anni alla Roma?
Stupendi, meravigliosi. L’unico rammarico è che con quella squadra bisognava vincere un po’ di più di quello che si è vinto però sono stati anni bellissimi con un grande rapporto con la gente e con una squadra veramente forte. Ho vissuto tre anni e mezzo bellissimi.
C’è un aneddoto che ci può raccontare?
Di aneddoti ce ne sono una marea, è difficile trovarne uno. Quello che mi viene in mente è che quando partivamo da Trigoria con il pullman sembrava che dovevamo andare a giocare ai Castelli invece che all’Olimpico! C’era entusiasmo, c’era amicizia da parte della gente, c’erano i ragazzi della curva che cantavano i cori. Quando partivamo da Trigoria stavamo già uno a zero per noi.
Quale era il punto di forza di quella squadra?
L’aspetto tecnico, era una squadra formata da grandi calciatori, da giocatori veramente veramente bravi, ripeto il rammarico è che con quella squadra bisognava vincere molto ma molto di più di quello che si è vinto.
Il suo gol più bello in maglia giallorossa?
Conto la Juventus un gol di testa in tuffo, vincemmo tre a zero. Fu una giornata fantastica.
Cosa pensa della nuova Roma e della scelta di puntare su un allenatore emergente come Luis Enrique?
Io a dir la verità avrei puntato più su un allenatore italiano che conosca le nostre realtà, conosca il nostro calcio. Luis Enrique è molto bravo però non ha grande esperienza in carriera, ha allenato il Barcellona B ma è molto giovane. Io avrei scelto un allenatore più maturo e che conosce il calcio italiano e loro invece hanno puntato su una scommessa, speriamo che sia una scommessa vincente.
C’è un giocatore ora in attività in cui si rivede?
Matri della Juventus mi assomiglia molto.
Ha un sogno da tifoso della Roma?
Quello di poter vivere da tifoso un’altra gioia meravigliosa come la vittoria dello scudetto.