Marco Conidi, cantautore e autore della canzone ‘Mai sola mai’ diffusa allo stadio Olimpico in occasione delle partite della Roma, è intervenuto ai microfoni di TRS. Le sue dichiarazioni:
Come mai la tua canzone è stata mandata cosi in ritardo allo stadio?
“Serviva una dirigenza illuminata… Io non ho mai chiesto un biglietto, io pago per andare a vedere la Roma. E’ bellissimo che la gente canti la mia canzone, l’amore, l’affetto che mi stanno dando le persone è impareggiabile. Per me è sempre un’emozione pazzesca tutte le volte che viene mandata, poi mi ritrovo a fare i selfie con bambini in braccio ogni 2-3 secondi. Per me il romanismo, la romanità quella nobile va di pari passo con l’amore per la nostra squadra”.
Che messaggio è quello di uno Stadio Olimpico sempre pieno in un contesto calcistico rivedibile?
“Chi stabilisce le regole dovrebbe essere l’esempio, ma in realtà è lui per primo a trasgredire. Il calcio è aggregazione sociale, ci si abbraccia tra sconosciuti, non conta la classe di appartenenza. Venendo al campo, la storia si ripete, non voglio fare il romanista che piange, ma anche quest’anno siamo stati penalizzati con la Juve. Ancora non siamo pronti, come dice Mourinho, a puntare allo Scudetto, è stato bravissimo il mister a rimarcarlo, ma bisognerebbe evitare di commettere errori regolamentari, col Var che viene usato a discrezione. La Roma, adesso, mi sembra una società molto dignitosa, può portare avanti le proprie battaglie e Mourinho mi piace tanto”.
Sentire la tua canzone allo stadio è un’emozione più da cantante o da tifoso?
“Vale più di tutti i Sanremo, di qualsiasi altro premio. Un mio amico mi diceva: ‘Ti rendi conto che hai lasciato una traccia nella storia della Roma?’. Il mio non è un inno di incitamento alla squadra, è soltanto una canzone d’amore, la storia di un tifoso comune che cresce passo passo con la Roma”.