Tammy Abraham, l’uomo che sta cambiando il presente della Roma e che può ipotecarne anche il futuro. Perché quei due gol segnati al derby lasciano il segno. L’empatia tra Tammy e Roma è completa, totalizzante. E se all’inizio c’erano dei dubbi sul costo e sul profilo, oggi esistono solo certezze. “Quando la Roma mi ha cercato all’inizio ho pensato ‘no, questo club non fa per me‘ – ha detto ieri Tammy alla Cbs – Poi ho capito il valore del posto e delle persone. E appena sono arrivato me ne sono innamorato. La gente qui è passionata, sono fan sfegatati. E quando scendo in campo non rappresento solo il club, ma anche la città”
Come scrive la Gazzetta dello Sport, in campo Tammy, tra l’altro, anche domenica era stato chiaro: “Ora so cosa è davvero il derby a Roma”. La gente, invece, è già da un po’ che ha capito chi è Abraham. Per i 23 gol, ma non solo. Perché Tammy è un attaccante completo, moderno, di quelli che arretrano, difendono, non se ne stanno solo lì, aspettando un assist.
E perché l’inglese è sempre il primo a incitare chiunque, in campo e fuori (spesso lo si è visto enfatizzare i tifosi), con quel suo sorriso che sembra stampato in faccia per quanto non lo abbandona mai. In questi giorni, tra l’altro, doveva andare in nazionale, per le amichevoli con Svizzera e Costa d’Avorio, ma per una lombalgia resterà a Roma, agli ordini di Mourinho. “Ogni volta che lo vedo è quasi uno shock – continua – Al Chelsea lo avevo visto da vicino un paio di volte, ora lo chiamo “il mio zio di Roma”.