Matias Soulè ha parlato ai microfoni del Corriere dello Sport:
Soulé, finalmente a Roma.
«Essere qui è meraviglioso. La trattativa è stata lunga, avevo l’ansia di non poter arrivare ma tutto è andato per il me-glio. I Friedkin mi hanno voluto fortemente, ho subito capito la loro ambizione per questo club e dove vogliono portarlo. E ora sono qui, in ritiro con la mia nuova squadra e non potevo chiedere di meglio. Stiamo lavorando sodo e con grande intensità: saremo pronti per la prima di campionato contro il Cagliari».
De Rossi stravede per lei.
«E io per lui. Spinge tanto, è un grande lavoratore e un ottimo tecnico. Ho parlato più volte con lui durante la trattativa e devo dire che non parla solo spagnolo, ha anche un ottimo accento argentino. Mi ha raccontato la Roma , di come si vive il calcio qui e durante questo ritiro è stato eccezionale. Sta stillando una mentalità vincente alla squadra e ci sta fornendo una preparazione fisica e tattica che sarà cruciale per la stagione».
Come è stato l’inserimento nel gruppo?
«Mi hanno accolto tutti davvero benissimo, siamo una famiglia. Poi chiaramente Dybala e Paredes mi hanno preso sotto la loro ala protettiva. Cosi come Angelino che è spagnolo ma fa parte del nostro gruppetto».
E poi, naturalmente, c’è Dybala.
«Per me è un fratello maggiore, una guida non nel caldo ma nella vita. Quando ero più piccolo, lo vedevo come un mostro sacro, un giocatore a cui non riuscivo ad avvicinarmi perché ero in soggezione. Poi abbiamo cominciato a conoscerci, siamo entrati in sintonia e abbiamo stretto un buon rapporto alla Juventus. C’è un aneddoto che non mi dimenticherò mai».
Prego.
«Era l’ultimo anno di Paulo alla Juve, stava giocando una delle partite finali della stagione. Mancava un quarto d’ora alla fine quando lo vedo parlare a distanza con Landucci (il vice allenatore, ndr) mentre intanto mi indicava. Purtroppo erano finite le sostituzioni ma Dybala aveva chiesto alla panchina di farmi entrare perché voleva giocare con me almeno una volta prima di lascia la Juve. Un ricordo che resterà sempre con me, perché mi ha fatto capire quanto ci tenesse a me, e la sua stima nei miei confronti».
Quando ha cominciato a pensare alla Roma?
«Ero in vacanza a Punta Cana, nella Repubblica Dominicana, quando il mio agente mi ha informato che la Roma era interessata. Dopo un paio di giorni quel sondaggio si era trasformato invece in una vera e propria richiesta di trasferimento e lo stesso giorno mi era arrivato il messaggio di De Rossi per dirmi che mi aspettava a Trigoria. Lì è scattata la scintilla».
Come mai?
«Perché mi hanno voluto così tanto che era impossibile dire di no. Le chiamate del mister; poi i Friedkin si sono spesi in prima persona, la dirigenza mi ha fatto capire quanto volessero puntare su di me. Questa loro voglia di avermi mi ha spinto a considerare solo questa opportunità anche se ne avevo altre in Premier».
Il suo divertimento si vede in campo anche dalsuo modo di giocare.
«Sì, è vero. Io godo nel fare un dribbling, una giocata, un assist, un gol. È pura estasi per me, per la mia squadra e per i miei tifosi. I giovani devono osare di più, devono divertirsi e anche sentirsi liberi dì farlo. Poi dicono che il ragazzino non può scendere in campo perché ha poca esperienza: ma come la fai se non giochi? Bisogna dare più possibilità ai giovani di giocare, crescere e maturare. La Roma in questo aspetto è un esempio».
De Rossi sta lavorando molto su più soluzioni tattiche.«Sì, ma tutte con una grande regola: l’intensità. Sia nella trasmissione del pallone, sia nei nostri movimenti anche senza pallone. Quanto a me, potrei giocare ovunque: a destra con Dybala trequanista centrale, da seconda punta o anche a sinistra».
Se lei gioca a destra, Dybala nel 4-2-3-1 può giocare alle spalle del centravanti.
«È una possibilità che abbiamo studiato. Ho parlato tanto con Paulo per trovare la giusta intesa in queste posizioni. Se lui si allarga io invece mi inserisco, e viceversa. Ci cercheremo tanto in campo anche per muoverci in sinergia e per garantire anche una buona copertura difensiva».
Un giocatore che l’ha impressionata?
«Dico Le Fée, che non conoscevo. É davvero forte. Ha stupito tutti in squadra, può fare tutti ì ruoli del centrocampo e con la stessa qualità. Sarà divertente giocare con lui».
Dovbyk invece?
«È un gigante (ride, ndr). È davvero forte e che potrà essere un valore aggiunto per questa
Roma. A un grande acquisto, come tutti quelli che sono arrivati. Siamo proprio un bel gruppo capitanato da Pellegrini».
Le ha già spiegato il valore del derby?
«Non ancora, ma lo conosco bene. Miglio vincere questa partita, è un mio obiettivo e non vedo l’ora di giocarla. Questo è il mio carattere: quando voglio una cosa lavoro duramente per ottenerla».