IL GIORNALE – Passare da un’Inter formato Intercontinentale ad un’Inter formato Samp può creare brutti scherzi.Detto e fatto: l’Inter è rimasta l’unica sotto zero a Roma e dintorni.
La gente di Luis Enrique ha scaldato i freddolosi, quella di Ranieri ha detto che a Milano si rischia di star peggio. Basta che la Roma vinca il resto della sfida-recupero col Catania. Inter senza anima e senza difesa: brutta da far pena. Roma bella, quasi da non credere: fresca, incessante, sfrontata e piacevole. Ed ora con la certezza che De Rossi firmerà il contratto. La sintesi è tutta qui.
Gli stornellatori illumineranno d’incenso i piedi magici di Fabio Borini, bolognese (è nato a Bentivoglio) già giramondo a 16 anni ed oggi, che ne sta per compiere 21, approdato alla squadra più futurista del campionato. Ma i nerazzurri hanno dato una mano. Due gol hanno devastato l’Inter, il resto della storia delinea la traccia fra una squadra che cerca talenti e novità e quella che non riesce a staccarsi dal passato. Borini ha passato alcuni anni in Inghilterra, ramo Chelsea, «quel gran rompiscatole, diceva Carlo Ancelotti che lo aveva sott’occhio. Ma gli inglesi lo hanno un po’ snobbato.In Italia, il Parma lo ha acchiappato per un mese e la Roma lo ha plasmato, comprato per la metà (3,5 milioni da raddoppiare all’acquisto) e nei prossimi anni valuterà la bontà dell’affare.Le 2 reti di ieri (5 in 11partite) dicono che il nostro calcio dovrebbe aver più sfrontatezza. La squadra di Luis Enrique è un concentrato di bravura e ingenuità: incassa brutalmente 4 gol dal Cagliari e ne rifila altrettanti all’Inter.
Il buon senso delle nonne direbbe: peccati di gioventù. Ma che dire dell’Inter che ne ha presi 4 dal Palermo, altri 4 dalla Roma ( in trasferta lo 0-4 capita per la 6ª volta nella sua storia), ed è in crollo da 4 partite? Colpa di vecchiaia e usura psicologica, di gente che corre poco e spesso male. Forse si è incrinato qualcosa nella testa e nello spogliatoio (assenteismo di Sneijder e partenza di Motta). Ieri si è visto Cambiasso scattare in area e un difensore mangiarselo facilmente. E così capita a Zanetti e ai solitinoti: problemi di scatto e giovanile velocità.
Si può tener duro per un ciclo di partite, poi paga. Luis Enrique ci ha preso in tutto: equilibrio fra giovani e anziani, due capo banda come Totti e De Rossi che hanno lavorato di fino e di fatica (perfino il capitano), bel palleggio, gioco sciolto, perfin troppo facile sulle fasce. L’Inter è rotolata senza neppur giocare la partita: due tiri in porta, un abisso fra centrocampo e attacco, difesa moviolesca e preoccupante negli errori e nelle divagazioni di Lucio e Maicon. Il colpo di testa di Juan ha aperto l’Inter e la sua difesa di marmoree vecchie glorie. Le due reti di Borini, raffinate nell’esecuzione e agevolate da svagati difensori, hanno lasciato il marchio e chiuso l’incontro.
Il gol finale di Krkic è stato l’immagine della desolante situazione nerazzurra: quattro calciatori intorno e tutti bevuti da una giocata. Eppoi quel tiro che ha mostrato il lento riflesso di Julio Cesar e confermato una forma scadente. Da qui la differenza che stavolta sta pure nel manico: Luis Enrique ci ha preso su tutto. Ranieri ha sbagliato tanto, a cominciare dalla formazione iniziale: ormai gli capita di frequente. Stavolta si è imbizzarito anche sui cambi: Pazzini fuori quando serviva un aiuto al solitario Milito. Che la Roma avesse forza a centrocampo e sulle fasce era intuibile, senza bisogno di sperimentare sul campo. Oggi forse non è cambiata di tanto la classifica nerazzurra, ma certo è cambiato lo sguardo a un futuro che non c’è.
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