CORRIERE DELLO SPORT – A. GHIACCI – La delusione alla fine era enorme. Nessuno si aspettava una prestazione di questo genere. Male, malissimo. Non ci sono scuse, nessuno neppure ci ha provato. E Totti, a fine partita, ha anche regalato la maglia al tecnico del Siena. Sannino gliela aveva chiesta all’inizio della partita. Accontentato.
Niente, non si trova continuità. Quella che Luis Enrique chiama «regolarità» , la Roma non sa ancora cosa sia. E allora gli umori vanno su e giù, di conseguenza ai risultati. In un percorso di crescita potrebbe anche essere normale. Il punto però è un altro: quanto si può accettare, quanto si può aspettare, qual è il limite di sopportazione?
La Roma, la nuova Roma targata Usa, è nata l’estate scorsa. Luis Enrique è stato scelto perché la rivoluzione non fosse solo culturale ma anche tattica. Da allora però sono arrivate 10 sconfitte su 27 partite stagionali. E così gli obiettivi, come le due coppe appunto, sfumano. Un gruppo molto giovane, che è insieme da pochi mesi, con alcuni ragazzi che sono alla prima esperienza nel campionato italiano. Spiegazioni valide, ma l’umore, e le famose sensazioni, in tutto l’ambiente-Roma, sono pessimi.
SPERANZA – Le speranze dei tifosi erano state animate a cavallo di Natale. A Napoli e a Bologna soprattuto. Lì la Roma aveva dato la sensazione di aver appreso tutto del nuovo spartito tattico. Invece poi, gli altri si sono adeguati: intensità a metà campo, pressing alto sui difensori centrali, e tutto è tornato in discussione. Con la Roma che è tornata sui suoi passi, quelli iniziali, quelli peggiori, fino alla prestazione di ieri, una delle più brutte se non la più brutta: possesso-palla fine a se stesso, zero occasioni da gol, rischi a non finire alla minima disattenzione, difesa sguarnita e attacco poco profondo. E, chiaramente, il tempo passa, con la classifica che non aspetta. Le occasioni già volate via non sono poche: se solo ieri fossero arrivati i tre punti, la zona Champions sarebbe stata a 4 lunghezze.
ALLARME – Come se non bastasse il rendimento della squadra, ecco che la sconfitta di Siena porta con sé un’altra brutta notizia. Perché Erik Lamela ha lasciato lo stadio Franchi zoppicando vistosamente. La caviglia sinistra, la stessa infortunata al Mondiale under 20 la scorsa estate e poi di nuovo nel corso della stagione, è tornata a dare noie all’argentino.
Lui ha provato a tranquillizzare chi gli chiedeva informazioni: «Sto bene…» . Ma la scarpa non era calzata del tutto, portata in maniera lenta sul tallone, come fosse una pantofola. E l’articolazione era compressa da una fasciatura. Le condizioni di Lamela andranno valutate attentamente. Da domani però, perché oggi la Roma godrà del giorno di riposo concesso da Luis Enrique.
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