IL ROMANISTA – B. DE VECCHI – E sono due… Nella giornata di ieri il presidente della Lazio, Claudio Lotito, è stato condannato dalla Corte d’Appello di Milano a 18 mesi di reclusione per aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza per la compravendita dei titoli della società Ss Lazio.
Condannato a 14 mesi anche l’imprenditore Roberto Mezzaroma, zio della moglie di Lotito. Il 3 marzo del 2009 Lotito e Mezzaroma erano stati condannati in primo grado rispettivamente a due anni e a un anno e otto mesi e il tribunale aveva anche a loro inflitto multe rispettivamente di 65mila e 55mila euro. I due avrebbero messo in piedi un accordo segreto che il 30 giugno 2005 portò l’imprenditore Mezzaroma ad acquistare il 14,6% di azioni della Lazio, per conto di Lotito. Così facendo il presidente biancoceleste non sarebbe figurato come reale titolare del pacchetto azionario, in base al quale avrebbe dovuto lanciare l’Opa in quanto aveva “sforato” il 30% delle quote. In questo modo Lotito e Mezzaroma avrebbero fornito «una rappresentazione ingannevole al mercato, occultando un accordo e la vera identità del titolare delle azioni».
Nella sua requisitoria il sostituto procuratore generale di Milano, Felice Isnardi, aveva spiegato che Lotito «era a conoscenza dell’obbligo di Opa ed era stato informato dal suo commercialista». Le motivazioni dei giudici d’appello verranno depositate entro quindici giorni. Una volta acquisitele, gli avvocati di Lotito e Mezzaroma decideranno se andare in Cassazione, ultimo appello disponibile. Non è la prima volta che il presidente “moralizzatore”, Claudio Lotito, è stato condannato in ambito penale. L’8 novembre 2011, nell’ambito del processo relativo allo scandalo di Calciopoli, il presidente della Lazio è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Napoli a un anno e tre mesi più una multa di 25mila euro per il reato di frode sportiva. Tribunale di Napoli che ha anche disposto, come pena accessoria, il divieto di accedere ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive e l’interdizione dagli uffici direttivi delle società sportive per la durata di tre anni.
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