“IL MISTER,” DI MANLIO CANCOGNI – Il veterano del giornalismo si ispira...

“IL MISTER,” DI MANLIO CANCOGNI – Il veterano del giornalismo si ispira a Zdenek Zeman

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Mursia riporta in libreria Il Mister (pagg. 160, euro 12,00) di Manlio Cancogni.

L’autore, classe 1916, è un veterano del giornalismo, ha scritto per le più prestigiose testate italiane, come L’’Europeol’Espresso (per il quale firmò anche, alla fine del ‘’55, la celebre inchiesta ‘Capitale corrotta, nazione infetta’),  Il Corriere della Sera e Il Giornale di Indro Montanelli, nonché scrittore fra le voci più intense della narrativa contemporanea italiana.

Protagonista di questo romanzo dai toni noir, ambientato nella Roma degli anni Trenta, è Vecto Zoran, scapolo 30enne, sloveno e, soprattutto, eroe straniero dentro e fuori dal campo di calcio proprio come Zdenek Zeman, l’’allenatore boemo appena riaccolto come un profeta sulla panchina della Roma, al centro in questi giorni di dure polemiche da parte dei suoi tifosi, al quale Cancogni dedica il libro.

Proprio come Zeman, anche Zoran (o Vito Soragni, per l’’anagrafe fascista), schivo e taciturno, anticonformista e carismatico,della fantasia ha fatto arte e mestiere, tanto da portare a un passo dalla vittoria del campionato calcistico dilettanti la scalcagnata squadra del Malafronte di cui è diventato giocatore e allenatore. Uno straordinario successo conquistato grazie ai suoi tiri geniali, la precisione, la delicatezza con cui tratta la palla e il modo di tenere unita la squadra che attirano però su Zoran/Zeman l’’invidia e le minacce dei gerarchetti del fascio del quartiere Savoia, sostenitori dell’’Aquila Romana, fino a quel momento prima in classifica. Sarà un acceso tifoso del Malafronte – il giovane Ugo, un liceale malinconico e scontroso ma conquistato dalla capacità di questo allenatore venuto dall’’Est di dare gioia a chi gioca e a chi guarda – che testimonierà alla polizia la banditesca scomparsa di Zoran, fatto salire a forza su una macchina la mattina del 4 aprile 1933.

Cancogni consegna ai lettori, sportivi e non, un romanzo che non parla di calcio ma della passione che il calcio è capace di suscitare in una narrazione che coglie il significato artistico di questo gioco e riconosce nel tocco della palla un po’ di poesia.

Da segnalare, in apertura di libro, un’’intervista a Manlio Cancogni ad opera del giornalista Giovanni Robertini.


 

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