“Io vorrei spendere due parole per Borriello: ad inizio anno una volta lo volevano dare al Genoa, una volta alla Cremonese, una volta alla Nocerina. Lui è l’esempio più grande che abbiamo nella squadra. Professionalità, tiene alto sempre l’umore, non si lamenta mai. Lui è proprio l’esempio lampante che quando sei un professionista grande, nonostante all’inizio ricevesse qualche fischio assurdo, poi ti togli le soddisfazioni. Stasera è stato più decisivo di tutti.” Firmato, Daniele De Rossi. Così il vice-capitano della Roma, al termine della gara con il Napoli, sottolineava quanto Marco Borriello stesse dando in termini di sacrificio, professionalità e buon umore in un gruppo già molto unito.
Ma un giocatore del genere, un attaccante con più di 80 gol in carriera, vive per esultare, per gonfiare la rete, perchè uno come lui “ha il gol nel sangue”, come ieri sera ha sottolineato Rudi Garcia. E allora, al minuto 67′ di Roma-Chievo, dopo una splendida giocata a due all’interno dell’area di rigore tra Ljajic e Florenzi, quest’ultimo pennella un cross per la testa di Marco che, fino a quel momento, aveva solo fatto a sportellate con i difensori veronesi. Il numero 88 si fa trovare pronto, come solo un attaccante di razza sa fare, e insacca una splendida capocciata che prima rimbalza sul palo, poi manda in visibilio tutto l’Olimpico giallo-rosso. L’incubo del pareggio, in quella che solo all’occhio disattento poteva sembrare la gara più facile, è scacciato. La notte delle streghe diventa incredibilmente dolce per il popolo romanista, grazie alla caramella regalata da chi ha saputo andare oltre i fischi, i dubbi e la voglia di avere un posto da titolare garantito da altre parti.
Il record è servito, 10 su 10, mai nessuno nella storia del calcio italiano come la Roma. Oggi la Città è ancora più bella, splende il sole, perchè anche la sua squadra, come lei, è diventata eterna.
