CORRIERE DELLO SPORT – Ci siamo, anche se nella vicenda della cessione della Roma che sta andando avanti da sette anni, dare certezze potrebbe poi rivelarsi un boomerang. In ogni caso, ci siamo. Mister Tom DiBenedetto è pronto a sbarcare in Italia per definire gli ultimi dettagli dell’acquisto della Roma. Si comincerà domani mattina con gli incontri tra le parti, dove è un mistero perché non c’è nessuna volontà di garantirsi effetti speciali per questa fase finale di una trattativa che, di fatto, sta andando avanti da diversi mesi.
ARRIVO – Un mistero è anche dove e quando con esattezza sbarcherà il futuro proprietario della società giallorossa. «Non vi affannate a cercare il volo, oltretutto anche se lo doveste scoprire, non avreste nessuna possibilità di incrociare mister Tom», così da più fonti c’è stato invitato a lasciar perdere, facendo pure intendere che dovunque arrivi ci possa essere un’auto sotto l’aereo a prendere l’imprenditore americano e tanti saluti a chi vorrebbe incrociarlo, vederlo, salutarlo, strappargli le prime dichiarazioni. Del resto il programma prevede che prima siano messe le firme e solo dopo una conferenza stampa in cui mister Tom DiBenedetto comincerà a illustrare il suo progetto, quello che negli Stati Uniti è stato definito il progetto Colosseo. Tutte le parti in causa, anche ieri, hanno ostentato un solido ottimismo. E quando parliamo di parti in causa, intendiamo Unicredit, Banca Rotschild, il gruppo americano. Non si lanciano, sempre le parti, in previsioni sul giorno buono per la chiusura dell’affare e relative firme, però più di una fonte ha indicato nelle giornate di martedì e mercoledì quelle giuste per la fumata bianca. Del resto la fase in esclusiva concessa agli americani, scade alla fine di questo mese, con i tempi insomma ci saremmo, anche se ci fanno notare che uno o due giorni in più non costituirebbe assolutamente un problema.
MISTERI – Come detto ci sarebbero soltanto dettagli burocratici e legali da sistemare prima di santificare il passaggio di proprietà. Ma in un terreno così vasto, non ci si può sorprendere che escano voci incontrollate (anzi forse sarebbe meglio dire controllate, magari pure suggerite) su problemi ben più sostanziali che cisarebbero da risolvere. Una di queste voci fa sapere che tra le parti ci sarebbe addirittura ancora una differenza di una decina di milioni di euro sul prezzo di vendita, voce peraltro che c’è stata smentita in maniera categorica da tutti. In sostanza il problema sarebbe relativo ai contratti di acquisto delle consociate, cioè le società «Soccer» , «Brand management» e, soprattutto, «Roma Real Estate», create nel passato al motto viva la finanza creativa (creativa?) in conseguenza delle cessioni di rami d’azienda che recitano marchio, merchandising e Trigoria. Su queste vicende un po’ di confusione c’è. Portiamo solo un esempio: nel bilancio di «Roma Real Estate» del 2009, società creata dopo la cessione (e il riaffitto) di Trigoria, si legge testualmente nel capitolo «Crediti verso controllanti» dove per controllante deve intendersi Italpetroli, che esiste un credito di euro 2.019.562, composto «per euro due milioni dal finanziamento erogato alla capogruppo nel settembre 2009 nell’ambito della complessiva gestione della tesoreria del Gruppo di appartenenza e per euro 19.562 ai relativi interessi maturati alla chiusura dell’esercizio». In sostanza: Real Estate ha prestato due milioni a Italpetroli. Dunque: chi rileva Real Estate, rileva anche quel credito. Elementare. Ma chi paga?