IL MESSAGGERO.IT (C. Fusi) – Anche se impegnato in campagna elettorale, il pensiero di Massimo D’Alema è spesso agli amati colori giallorossi. Non è un mistero per nessuno: il tifo dell’expremier per la Magica è un fatto assodato, e c’è chi lo immagina alla guida del Roma Club Montecitorio, ferma restando la presidenza onoraria a Giulio Andreotti.
Logico dunque che in un passaggio così delicato – l’esonero dell’allenatore – ci sia un saluto a Zdenek Zeman. “Mi è dispiaciuto molto che l’abbiano mandato via – commenta il presidente del Copasir – ma del resto bisogna riconoscere che per come si erano messe le cose non c’era alternativa, si è trattato di un gesto obbligato”.
E’ evidente, però, che il cambio di panchina non risolve tutti i problemi, anzi. D’Alema lo sa, lo conferma. Il punto dolente è la proprietà americana, troppo lontana, magari a volte anche distratta. E stavolta la campagna elettorale aiuta a chiarirsi le idee. In che senso? Eccolo. “Non ho ovviamente niente contro gli Usa e gli americani. Però in un certo senso la proprietà di una squadra di calcio è come il governo di un Paese. Per l’Italia serve un governo forte, credibile, presente. E così anche per la Roma. Serve una proprietà che stia vicino ai giocatori. Gli americani vengano a vedere come funzionano le cose calcistiche italiane. Nel calcio come in politica serve una guida chiara ed effettiva”.