Il Corriere dello Sport – Buuuuuu. Alla fine del primo tempo. Il bis non richiesto alla conclusione di novanta minuti che bisognerà andare a fare un’impresona nel gelo ucraino per sperare di poter continuare a sentire la musichetta della Champions League. Roma fischiata, insultata, contestata, presa a pernacchie. Dopo il campionato, quello di stasera sa tanto di un secondo addio. Gli occhi dei giallorossi che sfilano a testa bassa uscendo dagli spogliatoi dell’Olimpico, dicono di un ciclo che si sta avviando tristemente al capolinea, si poteva prevedere, nessuno l’ha previsto. Nessuno ha voglia di parlare, a Francesco Totti qualcuno domanda, è finita capitano? Ha un sussulto d’orgoglio, «no, non è finita» sussurra con un filo di voce.
CONTESTAZIONE – L’immagine che rimane di questa nottata amarissima, di questa Roma che non c’è più (anche se a noi, per esempio, è sembrata meno peggio di quella incolore vista contro il Napoli) è quella dell’immediato dopo- fischio finale del portoghese Benquerenca. La Sud che, come sempre era lì, ha cominciato a chiamare i giocatori,« sotto la Curva »aggiungendo pure,non vogliamo le maglie.I giallorossi dopo i saluti ad avversari e quaterna arbitrale, si sono guardati negli occhi, si sono scambiati qualche parola, certamente non di festa, poi hanno deciso di rispondere all’invito, si fa per dire. E si sono diretti verso il cuore dellatifoseria, sguardo a terra, consapevoli benissimo che non sarebbero stati accolti con i fiori. Sono andati, comunque, non tutti, ma sono andati. Un ragazzino ha scavalcato, è entrato in campo, si è diretto verso i giocatori, tornando poi indietro con una maglia sventolata come un trofeo. Il resto della Curva quella maglia non l’avrebbe mai voluta.Fuori le palle,è stato il grido del popolo romanista mentre i giocatori superavano questa specie di forche caudine ripristinate, teste basse, fischi, insulti, è volato anche qualche oggetto. Una via crucis, con tutto il rispetto, per i giocatori che si sono diretti all’uscita sotto la Sud, quella che di solito viene utilizzata dopo le feste con i tifosi. Stavolta tutto è stata meno che una festa.
FINALE – Era sin troppo prevedibile che almeno una parte dei tifosi non si sarebbe accontentata, come è suo diritto, di fischiare una squadra che in due settimane ha compromesso la sua stagione. Una parte di tifosi, infatti, circa duecento, forse qualcuno in più, dopo il fischio finale e la contestazione all’interno dello stadio, si è data appuntamento all’uscita della Monte Mario, nei dintorni dei cancello da dove escono i pullman delle squadre. L’obiettivo era continuare a contestare all’uscita di quello dei giallorossi. Le forze dell’ordine, però, prontamente allertate, si sono schierate riuscendo, dopo aver ascoltato una serie di cori, a convincere i tifosi a defluire lasciando perdere una nuova contestazione. L’impressione, però, è che non sia finita ieri sera. Anzi.