CORRIERE DELLO SPORT (P. TORRI) – Riportare i tifosi allo stadio. Sarà il caso che i nuovi proprietari americani, mettano anche questo tra le priorità per la ricostruzione della Roma che dovrà essere messa in piedi nel prossimo futuro. Che poi, quello dei tifosi assenti, è un problema comune un po’ a tutti i nostri club. Ieri sera, però, è stato strano comunque entrare all’Olimpico e vedere uno stadio pieno per meno di un terzo. Pochi erano pure i tifosi interisti e crediamo c’entri poco il fatto che magari si siano stancati di venire all’Olimpico visti tutti i precedenti tra le due squadre andati in scena negli ultimi anni. Eppure andava in scena la semifinale d’andata della Coppa Italia, oltretutto unico obiettivo possibile di due squadre che in questa stagione non hanno certo rispettato le premesse della vigilia quando venivano indicate come le due grandi duellanti per lo scudetto. Addirittura la Curva Nord è rimasta chiusa, si è preferito convogliare i tifosi che avevano acquistato il biglietto nel settore dei distinti, garantendo così un ampio cuscinetto con i tifosi nerazzurri sistemati nell’altro settore dei distinti della Nord.
ALTRI TEMPI – In altri tempi, questa sfida avrebbe garantito il pienone o quasi, stavolta invece in tanti, troppi, hanno preferito la diretta televisiva. Non i tifosi giallorossi della Curva Sud che, come sempre, è risultato l’unico settore esaurito (tribuna d’onore a parte dove hanno preso posto anche il ct azzurro Cesare Prandelli in compagnia di Demetrio Albertini) con tanto di coreografia gialla, rossa e bianca, costruita con i classici cartoncini, peccato solo che sia stata rovinata dallo scoppio di qualche petardone di cui avremmo fatto volentieri a meno ( ma perchè?). Quei diecimila si sono fatti sentire prima, durante e dopo la partita. Peraltro non facendo sconti a nessuno, come per esempio al momento della lettura delle formazioni.
FISCHI – Fisiologici i fischi a quella dell’Inter, sorprendenti (anzi no), quelli riservati a un paio di giocatori giallorossi, in particolare Vucinic in campo da titolare e poi pure a Menez che ieri sera è rimasto seduto in panchina. Conseguenza, questi fischi, della sconfitta di sabato scorso contro il Palermo quando i due attaccanti sono stati protagonisti di una prestazione non proprio da incorniciare e, quindi, individuati, come i capri espiatori di un ko che per la Roma ha voluto dire praticamente l’addio alle ambizioni Champions per questa stagione. Potete immaginare, dopo neppure dieci minuti di gioco, quello che è stato detto al montenegrino quando, a due metri dalla porta, è riuscita a mangiarsi un gol ancora più clamoroso di quello che avevo sbagliato contro il Palermo. Poi segna Stankovic, la Roma sembra piegarsi sulle ginocchia. E finisce con i tifosi giallorossi che fischiano la propria squadra.