Date retta a uno che la Roma l’ha vissuta a lungo nel recente passato. Christian Panucci, contattato in esclusiva da Romagiallorossa.it, ha invitato ad evitare ogni polemica sulla nuova Roma e sul presunto “caso Totti”: “In una città come Roma si ha sempre poca pazienza, e si tende a processare subito una squadra. Secondo me tra Totti e Luis Enrique non c’è nessun problema, l’allenatore sa benissimo di avere a disposizione un campione assoluto e sono certo che Francesco sappia benissimo qual’è il suo ruolo all’interno della squadra. Non credo che l’esclusione di Bratislava abbia rappresentato una sfiducia di Luis Enrique, anzi, credo che l’allenatore, che di sicuro non si aspettava di perdere, abbia voluto dare fiducia ai giovani e a chi aveva giocato meno sapendo benissimo di poter contare su giocatori importanti partiti dalla panchina”. Un giudizio su Luis Enrique? Per Panucci è troppo presto: “Lui vuole esportare in Italia il modello Barcellona, e credo che questo sia impossibile perché si tratta di un modello unico al mondo. Di Luis Enrique si parla benissimo, ha importanti referenze a Barcellona ed è troppo presto sia per giudicarlo, sia per metterlo sul banco degli imputati dopo una sola gara ufficiale”. Il tecnico asturiano predilige un gioco molto offensivo, con i terzini molto alti. Panucci, che è stato uno dei migliori terzini italiani, dichiara: “Non è qualcosa di totalmente nuovo a Roma. Anche Spalletti faceva giocare la sua Roma in maniera simile, e lo stesso fece prima di lui Zeman”. L’obiettivo dichiarato di Luis Enrique, in quel ruolo, è la valorizzazione di José Angel e il rilancio di Cicinho: missione possibile? “Questo tipo di gioco non può che favorire un giocatore come Cicinho. Per il suo rilancio, però, solo il campo potrà dare una risposta definitiva. Per me, attualmente, è ancora più affidabile Cassetti, poi vedremo se l’allenatore schiererà abitualmente Marco come esterno o come centrale. José Angel? Troppo presto per giudicarlo. Di lui si dice un gran bene, ma voglio vederlo nel campionato italiano. Io ho giocato in Spagna e la Serie A è molto diversa dalla Liga: è un calcio molto più fisico e potrebbero anche esserci diversi problemi di adattamento. Oltretutto, lo scorso anno il 60% degli stranieri giunti nel nostro campionato ha praticamente fallito: per giudicare è troppo presto, occorre aspettare”.
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