Per quasi un’ora si è illuso di aver ritrovato la sua Roma. Bella, spietata. A tratti spettacolare. Poi, tutto gli è sbriciolato davanti agli occhi. Claudio Ranieri non è più l’allenatore della squadra giallorossa. Si è dimesso dopo la rocambolesca sconfitta contro il Genoa. Aveva capito che la sua era diventata una battaglia impossibile. E che, come il calcio insegna, è più semplice allontanare un tecnico che «esonerare» una decina di giocatori. Chissà cosa stanno pensando, dall’altra parte dell’oceano, i nuovi padroni della Roma. Prima le bombe carta in ritiro, ora l’addio dell’allenatore al quale erano pronti a rinnovare il contratto. Benvenuti nel calcio italiano. La Roma che incappa nell’ennesima sconfitta (appena due punti nelle ultime cinque partite) si allontana a grandi passi dalla zona Champions. E dai tanti soldi che questo torneo garantisce.
Roba da pazzi Alzi la mano chi avrebbe scommesso un euro sulla sconfitta dei giallorossi dopo sei minuti del secondo tempo. Va bene che è Carnevale. Il momento più pazzo dell’anno. Ma a quel punto la partita aveva un solo padrone, la Roma. Si può descrivere in maniera diversa una squadra in vantaggio per 3 a 0 e capace di costruire palle gol a ogni offensiva? Dal trionfo, al disastro. Il calcio regala di questi episodi incredibili. La squadra giallorossa di colpo stacca la spina. Stanchezza? La voglia di risparmiare energie in vista del recupero di mercoledì contro il Bologna? L’incapacità di ragionare come gruppo? Errori tecnici? Certo, errori tecnici. Ranieri sbaglia a sostituire Simplicio con Menez. La Roma aveva bisogno di centrocampisti in grado di garantire un minimo di copertura. E nel momento in cui il Genoa diventa minaccioso sbaglia a inserire Loria e a proporre un’inconsueta difesa a cinque. Un segno di paura che ha reso ancor più coraggiosa la squadra di Ballardini. Ma sarebbe disonesto scaricare sulle spalle di Ranieri tutte le responsabilità per questo passaggio dallo 0 a 3 al 4 a 3. Come è possibile giustificare gli sbandamenti (e siamo benevoli) difensivi di uomini dell’esperienza di Mexes e Burdisso. E come è possibile che Totti, a porta vuota, sbagli la palla del nuovo vantaggio (il possibile 3-4) toccando morbido sulle gambe di Criscito? Che qualcosa si fosse incrinato nel rapporto tra Ranieri e parte dello spogliatoio era noto. Pensate, Pizarro, in guerra con l’allenatore, ieri ha scelto addirittura di non andare in panchina nascondendosi dietro un improvviso mal di schiena. E Totti, Vucinic, Menez, lo stesso De Rossi, hanno avuto tutti qualche problemino con Ranieri. Ora il sor Claudio esce di scena. A testa alta. Scomparso il «grande colpevole» ora tocca allo spogliatoio rimettere in piedi la stagione. Cominciando dalla sfida di ritorno degli ottavi di Champions contro lo Shakhtar di Lucescu.
Miracolo Genoa Il Genoa meriterebbe più parole. E più elogi. Ma l’uscita di scena di Ranieri si prende buona parte della copertina. Pazienza. In cinque giorni la squadra di Ballardini restituisce, comunque, colore a un campionato per il momento grigio. Vittoria nel derby, trionfo contro la Roma. Sei punti che riaccendono sogni europei. In questo rocambolesco finale di partita il Genoa ritrova i gol (2) e gli assist di Palacio. E rilancia il talento di Paloschi entrato in corso d’opera e autore di una doppietta decisiva. Il calcio italiano ritrova il suo piccolo Inzaghi. Se il Genoa risolve il problema del gol può chiudere la stagione da protagonista. Grazie anche alle scelte di Ballardini, un tecnico che qualcuno aveva bocciato troppo in fretta.