Claudio Ranieri ha scelto il Tg1 delle 20 per dire che «il calcio italiano è un inferno, alla Roma ero diventato l’unico parafulmine emi sono dimesso perché dopo aver perso 4-3 a Genova, dopo essere stato in vantaggio 3-0, sentivo che era la mossa giusta» . Il tg minzoliano non ha l’audience e l’autorevolezza dei tempi d’oro dell’ «ammiraglia» della tv italiana, ma nell’intervista rilasciata a Donatella Scarnati, Ranieri è riuscito a farsi ascoltare da milioni di persone e a gettare un’ombra sull’esordio all’Olimpico della Roma di Montella. «In questo momento servono tranquillità e unità d’intenti», l’invocazione di Montella. Non aveva fatto i conti con Ranieri.
Viva l’Inghilterra «Nel calcio ci sono il paradiso e l’inferno. Uno deve scegliere da che parte stare» , ha detto Ranieri nel salotto di casa, abiti comodi, aria apparentemente rilassata. «E l’inferno dov’è?» , ha chiesto la Scarnati. «È qui l’inferno» , dove qui sta per Roma, e per l’Italia. Il paradiso invece è l’Inghilterra «dove mi piacerebbe allenare se non dovessi farlo in Italia» . Forse per questo nel pomeriggio è andato al Flaminio a seguire Italia Galles del Sei Nazioni di rugby. Ma che cosa è accaduto alla Roma quest’anno? «Sono prevalsi gli interessi personali su quelli della squadra. Quando si parlava nello spogliatoio, erano tutti d’accordo sul turnover, ma poi quando si passava dalle parole ai fatti, ecco i mugugni, le lamentele» . Ranieri ha usato la mano leggera nei confronti dei possibili «ammutinati» (Pizarro e Vucinic): «Ci sono giocatori che con un allenatore danno il centodieci per cento ed altri che con un altro tecnico non danno il massimo. Nel caso di Pizarro, avevamo deciso che giocasse contro il Genoa, ma alle 11 del mattino il medico mi disse che il cileno aveva la schiena bloccata. Non voglio e non posso credere che abbia deciso di tirarsi indietro: entrerebbero in gioco la professionalità, la società che ti paga, i tifosi. Sono dell’idea che un allenatore debba sfruttare al meglio le caratteristiche dei suoi calciatori, ma ricordo che quando ero giocatore mi sforzavo di capire le esigenze del mio tecnico. Io non ero un campione, ma il mio motto era non mollare mai. Ecco perché mi piace il calcio inglese. Nella Roma, quest’anno non tutti hanno avuto questo spirito» . Ranieri non ha fatto autocritica, ma si è limitato ad individuare, con un sorriso amaro, il possibile errore del suo ultimo anno romanista: «Non essermene andato a giugno, forse?» . Lo aveva contattato la federazione per il dopo-Lippi. Ranieri ha preferito la Roma. L’inferno, secondo la sua visione attuale, ma nove mesi fa per lui era il paradiso: basta leggere i giornali d’allora.