Ottobre altalenante per la Roma di Luis Enrique. Nove punti in cinque gare, che potevano essere almeno undici, viste le due sconfitte (Lazio e Genoa) arrivate nei minuti di recupero.
Nonostante il risultato negativo con cui si è usciti dal Marassi, Luis Enrique, ai microfoni di Sky, ha sottolineato di essere strafelice della prestazione dei suoi, etichettata come la migliore della stagione.
Analizziamola tatticamente.
Le formazioni: il tecnico asturiano conferma il 4-4-2 con cui ha affrontato il Palermo. L’uniche differenze sono, ovviamente, riscontrabili in tre interpreti: Perrotta, Borini e Bojan. La presenza di SuperSimo, però, non deve lasciar intendere più forza o spinta sulla mediana, perché il centrocampista calabrese gioca da vero e proprio terzino, muovendosi così come farebbero Rosi, Cicinho o Cassetti. A centrocampo al fianco del solito De Rossi si schierano Gago e Pizarro che Luis Enrique tende subito ad invertire, per provare a scardinare la difesa del Genoa. Non servirà. In attacco Lamela svolge il ruolo di trequartista alle spalle di Borini e Bojan. Comprendiamo la presenza dell’attaccante ex Swansea, ma perché scegliere di tenere fuori entrambi gli arieti Borriello e Osvaldo contro una difesa statica e forte sulle palle alte come quella rossoblu?
I gol del Genoa: sulla rete dell’1-0 di Jankovic, l’azione parte da un disimpegno sbagliato di Heinze. Inutile però dare la colpa all’argentino, perché la manovra rossoblu procede per altri 40 secondi, prima del tiro del centrocampista di Malesani. A parte la stranezza di prendere un gol a difesa schierata, l’errore più grave lo commette Burdisso che invece di uscire su Jankovic temporeggia lasciandogli lo spazio per il destro.
Il gol del 2-0 è una dormita colossale della difesa: di Burdisso che lascia la fascia destra, dove era stato dirottato dopo l’ingresso di Borriello, per seguire Palacio al centro, di Heinze e Borini che si perdono i marcatori (che tra l’altro sono Merkel e Kucka) e di Stekelenburg che vede la palla sorvolare la propria porta ma è indeciso se uscire o meno.
I cambi: la prima sostituzione voluta da Luis Enrique arriva al 20′, ed è doppia. Fuori Pizarro e Lamela, dentro Greco e Osvaldo. Mentre il centrocampista romano va a schierarsi nell’identica posizione del cileno, l’ingresso dell’italo argentino costringe a qualche cambiamento in avanti. Sarà Bojan a svolgere il ruolo di trequartista, con Osvaldo e Borini a fare le due punte.
Le modifiche più interessanti, però, arrivano cinque minuti più tardi, quando Borriello subentra la posto di Perrotta. L’uscita del terzino costringe Burdisso a spostarsi a destra, con De Rossi che affianca Heinze in difesa e Borini che si abbassa sulla linea dei mediani. La Roma si ridisegna in un 4-2-3-1 con Gago e Greco centrali e Osvaldo, Bojan e Borini alle spalle di Borriello.
Calci piazzati: nel corso dei novanta minuti la Roma ha usufruito di una sola punizione, alla metà del primo tempo. Sul pallone si presenta Heinze che prova al conclusione ad effetto, con la palla che si perde sul fondo. Assenti Totti e Pjanic, perché non lasciar tirare Borini?