Un incubo? No, purtroppo una tremenda realtà. Fino a poche ore fa sembrava lontanissima quella domenica di primavera del 1980 quando i blindati della Polizia entrarono negli stadi per mettere le manette non a pericolosi ultras, ma ai calciatori accusati di aver truccato alcune partite. Uno scandalo, ritornato alla carica con un sistema più “sofisticato” durante Calciopoli nel 2006 e adesso ripiombato nell’abisso della mediocrità più estrema e becera con gli ultimi accadimenti. Sì, mediocrità estrema e becera sono i termini più giusti ai quali sarebbe da aggiungere anche la parola vigliaccheria: il calcio è uno sport di squadra, solitamente si dice che nello spogliatoio si fa gruppo, si sta tutti insieme, uniti per arrivare alla vittoria, ma se poi in quel gruppo c’è uno che per i suoi sporchi interessi versa del tranquillante nelle bibite di quelli più allenati e, magari, all’oscuro di qualsiasi combine, ecco, in quel momento si arriva alla vigliaccheria più assoluta: rischiare di far male seriamente ad un compagno di squadra per non compromettere una scommessa fatta a tavolino, tutto nel nome di un maledetto Over in quella stupida schedina. Viene la nausea, poi, solo a pensare che Giuseppe Signori sia passato da essere un “bomber di razza” e bandiera del calcio italiano, osannato dai tifosi, allo status di “capo della banda” in questo nuovo filone di calcio scommesse. Talmente ai vertici di questo intrigo tanto che il suo nome non era da pronunciare nè in pubblico e neppure al telefono. Calciatori in attività, ex calciatori, professionisti, tutti intercettati e tutti, sembra, alle prese con scommesse, corruzione, estorsioni: queste le accuse principali per far rotolare sempre di più questo calcio nell’abisso più profondo. Ma è quel “capo della banda” che lascia pensare e che è sulla bocca di tutti con quel sapore molto più che amaro perché, a parte la questione giudiziaria, chi ripagherà i tifosi dell’amarezza subìta? Signori ha chiesto ai giornalisti di avere pietà di lui? No, caro Signori, nessuna pietà specialmente da chi di mestiere fa il giornalista sportivo e segue le cose di calcio e che adesso è chiamato a spiegare proprio ai tifosi che nessuno potrà mai risarcire quei pianti di gioia e quelle urla ai tuoi gol. Che nessuno potrà mai risarcire quelli che hanno quel cuore fesso da tifoso, quelli che ci credono ancora e che vanno allo stadio con il panino sullo stomaco e l’adrenalina a mille, quelli che a quarant’anni suonati esultano a una rete come se fossero dei ragazzini. Tutti quelli che hanno giocato sui campetti in terra cercando di emulare le gesta dei propri campioni preferiti, magari cercando di emulare anche te, caro Giuseppe “capo della banda” Signori e che oggi vengono a sapere tutte queste cose e che ti vedono arrestato ai domiciliari per aver tradito non solo l’etica sportiva, ma anche la loro passione. Proprio per questo non si può avere pietà, e stavolta per nessuno perché se il giocattolo calcio alla fine si romperà definivamente, la colpa sarà solo ed esclusivamente la vostra.