La squadra è fatta, il calciomercato è finito, la Roma affronta subito l’Inter a San Siro, nel primo big match dell’anno che è proprio nella seconda giornata di campionato, quella che precede la sosta per la Nazionale. La vittoria è necessaria per scacciare le ingenerose critiche avanzate da qualcuno dopo la sfida casalinga con il Catania, e per poter lavorare liberi da pressioni psicologiche durante i prossimi 14 giorni, in cui i giocatori che resteranno a Trigoria potranno continuare ad assimilare i meccanismi di Zeman. Così la Roma spazza i dubbi che l’accompagnano a Milano, dove di fronte si trova l’affaticato undici scelto da Stramaccioni, reduce dalla provante gara di Europa League. Gli infortuni costringono Zeman a ridisegnare il centrocampo, inserendo Florenzi al posto di Pjanic e Tachtsidis per Bradley, con De Rossi intermedio; Destro è dal primo minuti in campo, al posto di Lamela, per completare così un tridente pesante sulla carta, ma decisamente mobile per quanto ci ha mostrato sul campo; mentre in difesa viene confermato anche Piris sulla destra, preferito a Taddei nonostante la prova poco convincente di domenica scorsa. Lo scorso anno si era molto attenti ai numeri anche dopo una sconfitta, per voler dimostrare che la squadra faceva quel che le chiedeva il suo tecnico spagnolo; quest’anno quegli stessi numeri la vedono in svantaggio rispetto alla scorsa stagione, ma il risultato appare già diverso, la Roma mostra un bel gioco, diverte i suoi tifosi e gli spettatori, riparte in velocità per 97 minuti di gara giocati, pressa sempre, è costantemente proiettata verso la porta avversaria e poco propensa al possesso palla. Così, analizzando le statistiche, il predominio territoriale risulta nelle mani dell’Inter, come il possesso palla (53% dei nerazzurri), ma se si parla con chi ha visto la partita può dire che a dominare sono stati i giallorossi, senza discussione, con il solo black out riguardante l’azione del fortunoso goal realizzato da Cassano. Unico neo in una squadra che comunque ha fatto un enorme passo avanti rispetto al primo tempo di 7 giorni fa, è rappresentato dal solito Piris, che fatica ad adattarsi al nostro calcio in questa fase iniziale, apparendo sempre troppo lento e distratto, motivo per cui viene costantemente richiamato dai suoi compagni di squadra, che lo catechizzano a turno per spiegarli i movimenti. Per il resto la squadra gioca una partita monumentale, mostrandosi padrona del campo per tutta la partita. Tutti sembrano avere una condizione atletica nettamente superiore agli avversari, sembrano andare ad una velocità dubbia, sbagliando magari qualche appoggio, anche se si tratta di errori indolori. Analizzeremo anche oggi in questa rubrica gli aspetti positivi, tralasciando qualcosa magari, visto che la partita meriterebbe un libro, meriterebbe mille parole per la condizione di ogni calciatore, e ci scusiamo se dovessimo dimenticare qualcosa, oltre ai pochi aspetti negativi, che non vanno tralasciati e sui quali bisogna assolutamente lavorare durante questa sosta.
ASPETTI POSITIVI. E’ obbligatorio partire dalla condizione generale. La Roma è partita a mille, si è appannata per soli 10 minuti, lasciando sfogare gli uomini di Stramaccioni per poi colpirli quando serviva. Il migliore è un ragazzino di 36 anni che indossa la maglia numero 10 e secondo qualcuno non ha più la stabilità fisica per fare l’esterno sinistro nel tridente. Pensiero sbagliato, parte da sinistra, copre tutto il campo, serve 2 assist, completa 62 passaggi, e ci riporta al 1997, mostrando una condizione, oltre ad una maturità, se possibile migliore rispetto a qualche anno fa. Dietro di lui Florenzi, classe 1991, centrocampista con 4 polmoni e la tendenza a coprire ogni buco lasciato da Piris. In goal con un inserimento magnifico all’esordio da titolare in A, vince un contrasto su 3, realizza 25 passaggi e subisce 2 falli; a fine partita dice di esser pagato per correre, ma forse non si rende conto di quanto abbia realmente corso, senza sbagliare nulla, oltre ad un sinistro ciccato che poteva regalargli la doppietta. Straordinari Osvaldo, che si premia con un goal d’autore anche nella seconda giornata, e Destro: cambiano ruolo in continuazio, non danno punti di riferimento. Il secondo esce solo dopo aver dato tutto e fatto ripartire la squadra in 4 occasioni nel secondo tempo, Osvaldo ha il tempo di regalare un assist a Marquinho e ricevere un inspiegabile cartellino rosso. Stekelenburg dà un calcio alle critiche: sta lavorando con il suo preparatore sulle uscite, e si vede. L’olandese non sbaglia nulla, riparte làddove Lucio aveva attentato la sua carriera. La potenza che Castan mostra domando Milito è impressionante; il brasiliano con Burdisso, guida la difesa in modo impeccabile, non sbagliano una volta il fuorigioco, segno che il lavoro tattico che Zeman fa svolgere alla sua difesa si vede sul campo. Capitolo subentrati: Marquinho doveva rispondere dopo la pessima prestazione della prima giornata, e lo fa con un secondo tempo senza errori, e condito da un goal che va contro le leggi del calcio, che nasce dal solito inserimento che tanto lo ha fatto apprezzare nella scorsa stagione. Subisce 4 preziosi falli, il 95% dei suoi passaggi termina sui piedi dei compagni, e mostra un miglioramento di condizione evidente. Taddei un tempo, con Spalletti, arrivò a fare la punta, poi, sul finire della sua carriera, si sta riscoprendo terzino, ruolo in cui il Boemo lo sta rivalorizzando. Il brasiliano, che sostituisce un ottimo Balzaretti piegato da un infortunio muscolare, chiude ogni diagonale, fa sparire Palacio sul quale recupera 2 palloni, anche lui sbaglia solo 3 passaggi: sembra una giovane promessa.
Aspetti negativi. Piris è molto indietro sotto ogni aspetto, sia atleticamente che tatticamente. E’ imabarazzante quando sbaglia un facile appoggio su Stelenburg, deve lavorare molto ed ascoltare le parole dei compagni, che lo rimproverano in continuazione, ma cercano anche di aiutarlo spiegandogli ogni movimento. Lamela, a dir di Zeman sta migliorando, grazie all’applicazione che mette in allenamento; atleticamente è sempre tra i migliori, ora ci aspettiamo una maturazione tattica, fidandoci delle parole del Mister.
Giusto aprire un capitolo a parte per quanto riguarda gli arbitraggi, criticati già duramente anche in questa rubrica. Il vederli sbagliare in 6 non lascia una bella impressione: in quel del Meazza, Bergonzi sbaglia molte valutazioni, non ultima l’espulsione di Osvaldo. Ma in tutta la massima serie i direttori di gara non sembrano esser sempre lucidi nelle loro scelte: forse, invece di mandare in campo 6 arbitri, sarebbe il caso di considerare un loro passaggio da dilettantismo a professionismo, per permettergli di reggere i ritmi insostenibili del calcio moderno.
Inter-Roma ha mostrato un immenso Capitano giallorosso, ma la chiusura di oggi va dedicata a Zanetti, immortale leader interista, campione vero, esempio di lealtà e di come si dovrebbe vivere il professionismo. I bambini devono imparare da calciatori come lui e Totti, gente che si avvia a terminare la carriera ma che corre e si applica più di certi ‘ragazzini’ viziati che vengono spacciati per leader.
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