La Roma cambia il manico, ma purtroppo non riesce a cambiare vizio. Bisogna però riconoscere da subito che la qualità del gioco espresso e la condizione fisica mostrata dai ragazzi scesi in campo è di un livello sicuramente più alto rispetto a quello delle ultime due stagioni; il risultato punisce i giallorossi più del dovuto e li riporta con i piedi per terra dopo la brillante prestazione pre-sosta di Milano. Durante la pausa dovuta alle partite della Nazionale a Trigoria si è lavorato, come sempre accade con Zeman, sulla preparazione atletica: potenziamento, velocità ed intensità; non solo, il Boemo ha prestato particolare attenzione alla prova degli schemi. Sul finire della scorsa settimana sono stati provati i meccanismi difensivi, senza Balzaretti (che ancora era in infermeria), con Marquinho e Romagnoli che si sono alternati nella posizione di terzino sinistro; nei giorni che hanno preceduto la sfida con il Bologna è stato il turno di quelli offensivi, con Destro centrale vista la squalifica di Osvaldo. La Roma, infatti, entra subito in partita, e dopo 16 minuti è già in vantaggio per 2-0; il Bologna si trava subito con le spalle al muro, non riesce a reagire, cerca di innervosire la partita con numerosi falli, che non vengono sempre puniti dall’arbitro nel migliore dei modi. Perez è l’esempio delle difficoltà rossoblu: picchia il Capitano, rischia il secondo giallo su Castan, non vede mai il pallone, tanto da costringere Pioli a lasciarlo negli spogliatoi dell’Olimpico all’intervallo. L’undici giallorosso chiude il primo tempo senza mostrare mai difficoltà, cercando sempre la verticalizzazione e sovrastando fisicamente e tecnicamente gli avversari. Il secondo tempo inizia a ritmi sostenuti, a differenza della sfida di San Siro, quando la Roma mostrò un leggero calo nei primi 15 minuti del secondo tempo, e, come dimostrano i flussi di gioco, fa possesso palla cercando improvvisamente l’imbucata. Tutto è tranquillo e secondo i piani fino al minuto 72, quando Piris mostra tutti i suoi limiti tecnici, tattici e fisici e decide di servire le migliori occasioni della partita a Gilardino e Diamanti, finora mai pericolosi, che riescono incredibilmente a riportare il risultato in parità. Le difficoltà del terzino già erano evidenti prima di questo folle minuto, ma dopo tanta confusione anche Zeman, famoso per la sua calma, è stato costretto a sostituirlo. Ma dopo i goal la Roma non si è arresa, anzi, trascinata dal solito strepitoso Totti ha cercato di raddrizzare una gara assurda, e lo dimostrano i flussi di gioco, che vedono i giallorossi costantemente proiettati nella metàcampo avversaria negli ultimi 15 minuti. Purtroppo la fortuna non è amica di Totti, così come Agliardi che lo priva della gioia del goal, ritrovando una forma insperata dopo le papere che avevano rivitalizzato Pazzini, ed al minuto 90 Gilardino completa la rimonta, sfruttando uno scontro comico tra Stekelenburg e Burdisso, e sfata il suo personalissimo tabù Roma: non era mai riuscito a battare i giallorossi in carriera.
ASPETTI POSITIVI. Incredibile la condizione che continua ad esprimere Francesco Totti: propizia il primo goal di Florenzi con un tiro incredibile, sfiora la segnatura personale con un bolide di destro e due colpi di testa, fermato da un Agliardi in versione Storari. Tira 5 volte verso la porta avversaria, vince 10 contrasti, subisce 6 falli e realizza il 69% dei passaggi tentati: sembra un ragazzino, lo ripetiamo con gioia ogni domenica ormai. La difesa giallorossa sbaglia, ma Castan continua ad esibire una forma ed una sicurezza che hanno solo i grandi calciatori: il brasiliano non ha particolari responsabilità sulle reti avversarie, recupera anche questa volta 15 palloni, chiude con 10 contrasti vinti, 8 palle intercettate, 5 falli subiti ed uno solo realizzato (per il quale è stato ammonito): difensore arcigno, difficile da superare, che innervosisce gli avversari (chiedere a Perez). Sempre lucido anche Balzaretti, nonostante i chilometri percorsi sulla sinistra, fascia da cui partono tutte le più pericolose azioni della Roma: ancora una volta è il calciatore a realizzare il maggior numero di passaggi (41). Terza partita in questa stagione e seconda rete, Alessandro Florenzi continua a macinare chilometri a metà campo; sulla sinistra, con Totti e Balzaretti, crea una corsia perfetta, ma forse uno con le sue caratteristiche e la sua generosità avrebbe fatto comodo a destra (come accadde a Milano) per aiutare il sempre indeciso Piris. Merita di essere menzionato tra gli aspetti positivi anche Erik Lamela: l’argentino fa un passo avanti deciso rispetto alle prime gare, ma il suo problema non è nè fisico nè tecnico, si sta abituando ad un gioco nuovo.
ASPETTI NEGATIVI. Doveroso iniziare da Piris, evidente colpevole in occasione delle prime due reti del Bologna. Il ragazzo, come spesso detto in questa rubrica, non ha il passo e l’intelligenza, ad oggi, per giocare a questi livelli: è più lento dei compagni, che non lo trovano mai in fase offensiva, più lento degli avversari, che lo tagliano puntalmente. Dei goal subiti in queste prime tre giornate almeno la metà sono da attribuire a lui: ora va protetto in panchina, per poi essere rilanciato tra qualche mese. Stekelenburg torna a mostrare le carenze che hanno portato qualcuno a dubitare delle sue qualità; il portierone olandese non è reattivo in occasione del pareggio firmato Diamanti, rimane in piedi fulminato, senza abbozzare un movimento verso un pallone lento. Lento nelle uscite e responsabile, insieme a Burdisso, del decisivo goal di Burdisso: in quelle occasioni gli si chiede maggiore ‘cattiveria’ e la voce necessaria a far capire ai propri compagni che quella palla è destinata tra le sue braccia. Pjanic non riesce a trovare una posizione in campo, ma, soprattutto, nel ruolo di intermedio sembra in costante apnea, sovrastato dai ‘tosti’ centrocampisti rossoblu. Forse, viste le sue qualità fisiche e tecniche, sarebbe un ottimo vice-Totti. Male anche Destro, che sembra esser in ritardo di condizione, appesantito nei movimenti: ancora deve lavorare sulla velocità, che gli manca, mentre esprime il meglio nelle situazioni in cui gli si permette di correre per più metri.